Giovedì 18 ottobre 2018, dalle ore 19 alle 22, in via casarini 17/5, a Bologna, si terrà l’assemblea pubblica organizzata da ADL Cobas Emilia Romagna e Tpo, “Nè pacchia nè clandestinità, ma Accoglienza.
Lavoratrici e lavoratori dell’accoglienza contro il decreto Salvini”, per costruire iniziative e mobilitazioni.
Interverranno:
● Gianfranco Schiavone, vicepresidente ASGI,
● gli/le operatori/trici di Ciac onlus, impegnati nella campagna “Diritti non privilegi”
Qui di seguito il comunicato dell’iniziativa.
Il recente decreto legge varato dal governo, meglio conosciuto come “decreto Salvini” annuncia uno stravolgimento radicale del sistema di accoglienza, prefigurando la cancellazione di tutte le garanzie e tutele che attraverso esperienze positive e buone pratiche di coesione si erano riuscite a consolidare in molti territori.
La limitazione dello SPRAR a un numero esiguo di beneficiari e la concentrazione dei richiedenti protezione internazionale in giganteschi non-luoghi dell’attesa, privi di interventi per l’inclusione, sono l’agghiacciante prospettiva davanti a noi, ancor più inquietante perché accompagnata dall’abolizione della protezione umanitaria, dall’ allungamento dei tempi di permanenza nei CPR, dagli ostacoli al pieno accesso all’iter di protezione internazionale. Senza dimenticare i pesanti arretramenti sui contenuti del diritto di asilo già introdotti dal precedente esecutivo con il Ministro degli Interni Marco Minniti.
Rimane centrale l’attacco a chi opera per soccorrere le vite in mare. In questi giorni è nata Mediterranea Saving Humans, un’azione di disobbedienza morale ma di obbedienza civile, portata avanti da tutti e tutte coloro che sentono il bisogno di ridare speranza, ricostruire umanità e difendere il diritto e i diritti.
Le accuse alle Ong hanno trasformato il Mediterraneo in un cimitero a cielo aperto, tanto che, a quattro mesi dall’inizio della stretta sui salvataggi in mare, la linea dura del Governo italiano è coincisa con un con un forte aumento del numero di morti e dispersi. In questa preoccupante cornice, il ruolo delle migliaia di operatori e operatrici, già in una condizione di precarietà e confusione tra erogatori di servizi e traballanti veicoli di integrazione, rischia di trasformarsi.
Grazie ad una campagna che ha stigmatizzato e delegittimato le professionalità dell’accoglienza facendole tutte rientrare nel calderone di chi lucra e fa business, le nuove direttive si guardano bene dal colpire il sistema della mala-accoglienza, preferendo invece smantellare pratiche indirizzate alla resilienza e all’autonomia economica delle persone accolte. La drastica riduzione dei fondi per l’accoglienza e il rinvio degli interventi sociali ai soli titolari di protezione ci farà assomigliare a personale ausiliario impiegato in Centri di attesa per migliaia e migliaia di richiedenti asilo identificati con numeri e braccialetti; il nostro compito sarà erogare vitto, fornire kit e controllare i movimenti/presenze, impotenti davanti alle prevedibili tensioni interne ed esterne.
Non saremo tanto diversi da carcerieri che accompagnano i migranti verso il destino preannunciato della clandestinizzazione di massa.
Bene, se questo è quello che ci viene proposto, NOI NON CI STIAMO. Non ci stiamo ad essere complici di un sistema che produce cittadini di serie B, disuguaglianza e marginalità sociale. Non ci stiamo ad essere le persone che consegnano i richiedenti asilo a un futuro negato fatto di irregolarità, lavoro nero, sfruttamento e reclusione. Non vogliamo assistere, zitti ed ubbidienti, alla deriva razzista, xenofoba e securitaria che attraversa le nostre vite di lavoratori per investire l’intera società, visto che sull’odio verso i migranti si vuole definire l’identità di questo Paese.
Rivendichiamo e difendiamo la dignità e l’importanza del nostro lavoro, stanchi di essere precarizzati e strumentalizzati.