Esiste un lunghissimo muro ai confini con il Messico, costruito impedire agli “illegal aliens”, (ovvero i cosiddetti “clandestini”) di entrare nel territorio degli Stati Uniti. In India, un’alta rete metallica percorsa dalla corrente elettrica ai confini del Bangladesh, ostacola l’ingresso dei cosiddetti immigrati “irregolari” nel territorio indiano.
Ma sempre più spesso muri e barriere si moltiplicano, dalle frontiere si spostano, attraversandole, nelle nostre città. I muri “interni” costruiti nel nostro paese sono diversi: tra tutti ricordiamo il muro costruito a Padova nel 2006 dal Sindaco Zanonato nella zona di via Anelli per separare le abitazioni di circa 250 famiglie di immigrati dal resto del quartiere a quello eretto da alcune aziende napoletane nella zona industriale di Napoli per impedire l’accesso nell’area ai rom. Oggi dobbiamo confrontarci, per ora, solo con un’idea alquanto originale e speriamo resti tale.
All’inizio di marzo ci siamo imbattuti in un’anticipazione di stampa che vede come protagonisti un assessore comunale e i venditori ambulanti senegalesi. L’assessore ai lavori pubblici del comune di Pisa, Andrea Serfogli (Pd, ex Margherita), preparandosi ad affrontare la stagione estiva del litorale, ha elaborato una proposta per affrontare il “problema” dei venditori ambulanti abusivi. Al centro dei suoi pensieri sono i marciapiedi della passeggiata di Piazza Belvedere, nei pressi della pineta di Tirrenia. Nella stagione estiva questi marciapiedi vengono spesso utilizzati dai venditori ambulanti (per la maggior parte immigrati senegalesi che nella provincia di Pisa sono numerosi) per esporre la propria mercanzia.
L’originale proposta prevede l’installazione di una sorta di “rete metallica”, forse una staccionata in legno, forse una siepe (le idee non sono molto chiare), alta non più di due metri, per separare la pineta dalla passeggiata e “impedire -a detta del creativo assessore- il fuggi-fuggi che si verifica ogni volta che i vu cumprà avvistano le forze dell’ordine, per evitare di essere fermati”. La maggior parte dei quotidiani locali e delle agenzie di stampa che ne hanno dato notizia, hanno ripetuto anche nei titoli il termine dispregiativo ed inferiorizzante “vu cumprà”, dando così, anche senza volerlo, ancora più enfasi alla proposta razzista (Proposta choc a Pisa: una rete anti vu cumprà, quotidiano.net; Pisa, assessore del Pd vuole mettere una rete contro i “vu cumprà”, Il Giornale; Facciamo una rete anti-vu’cumprà. Idea-choc dell’assessore Serfogli, La Nazione; Pisa: assessore comunale Pd pensa a rete metallica anti-vu cumprà, Adnkronos; Assessore Pd Pisa propone rete anti-vu cumprà a Tirrenia, Ansa). L’assessore si giustifica sostenendo che la sua proposta trae spunto dalle numerose e continue proteste dei commercianti del litorale, che da anni si lamentano per la presenza di venditori ambulanti abusivi, e che rientra in un “progetto antidegrado” del Comune di Pisa, non ancora approvato. Certo è che l’assessore fa dichiarazioni che pesano come pietre: «L’area è stata ripulita e bonificata giusto l’anno scorso – spiega Serfogli al quotidiano La Nazione-. Così vorremmo proteggerla evitando che si trasformi di nuovo in discarica a cielo aperto. Il progetto è stato strumentalizzato da una certa parte della sinistra. Nessuno vuole intrappolare le persone, ma soltanto fermare un’irregolarità diffusa e ridurre rifiuti e degrado». Anche il comandante della polizia municipale Massimo Bortoluzzi si distingue per dichiarazioni piene di stereotipi: «Arrivano da Livorno con i pullman soprattutto il sabato e la domenica – conferma al Corriere fiorentino – Sono tanti, vendono merce contraffatta, e quando arriviamo noi scappano in pineta e lì ci fanno di tutto». E c’è anche chi esprime apprezzamento per queste parole, come il consigliere PdL Antonio Maffi, che ha definito un’”ottima idea” quella delle reti, salvo poi tentare di riaggiustare il tiro (pisanotizie.it).
L’obiettivo “di guerra” dichiarato è quindi quello di impedire la fuga dei venditori ambulanti privi di regolare licenza di vendita, in occasione delle retate di polizia. E’ chiaro che l’amministrazione, non potendo più emanare ordinanze esplicitamente discriminatorie, come nel caso del famoso decreto anti-borsoni del 2009, a seguito della sentenza n. 115 del 7 aprile 2011 della Corte Costituzionale, tenta nuovi “esperimenti”.
La proposta ha subito suscitato le proteste delle associazioni antirazziste, prime fra tutte Africa Insieme e di Rebeldia di Pisa e non è stata sino ad oggi formalizzata con una delibera ma purtroppo neppure smentita né dall’assessore né dal Sindaco di Pisa. Sembra infatti che costituisca un ostacolo il vincolo paesaggistico che interessa il litorale pisano e che impedirebbe di apporre questa nuova barriera senza l’autorizzazione dell’Ente che gestisce il Parco di San Rossore e della Sovrintendenza. Speriamo non sia l’unico (ostacolo) e che entro breve l’amministrazione pisana dichiari ufficialmente di rinunciare a costruire una barriera discriminatoria e razzista sotto la sua splendida torre.