Pubblichiamo qui di seguito l’articolo scritto dall’antropologa Annamaria Rivera per il blog di MicroMega, nel quale passa al setaccio l’evoluzione del Movimento 5 Stelle, “analizzando gli enunciati razzisti del meta-comico e di non pochi suoi sodali”. Rivera scrive: “Ciò che abbiamo tratteggiato finora non configura affatto una novità, meno che mai una “svolta”. E’ bensì l’espressione di uno degli elementi costitutivi dell’ideologia e della strategia del M5s. Dunque, non sarebbe stato necessario essere chissà quali raffinati analisti per cogliere da lungo tempo il coté razzista di una parte cospicua del M5s“.
di Annamaria Rivera
Non sempre è vero che repetita iuvant. E’ da più di un decennio, cioè dagli esordi degli Amici di Beppe Grillo, che andiamo analizzando gli enunciati razzisti del meta-comico e di non pochi suoi sodali, nonché le loro conseguenti prese di posizione politica. Almeno da quando (11 febbraio 2006) Grillo riportava nel proprio blog un ampio passo dal Mein Kampf contro “i giullari del parlamentarismo”, corredato da un ritratto del Führer.
Sei mesi dopo (20 agosto 2006), com’è ben noto, accusava di demagogia l’allora ministro Paolo Ferrero, usando lessico e argomentazioni grossolane di puro stampo leghista, compresa una parafrasi del tipico “Se gli piacciono tanto gli immigrati, se li porti a casa sua”.
Per fare un esempio più recente, il 20 ottobre 2014, parlando a casaccio di Ebola, Isis, “clandestini” e “buonismo”, Beppe Grillo –subito sostenuto dal vice-presidente della Camera, il fine pensatore Luigi Di Maio – tratteggiava il suo programma sull’immigrazione: a tal punto rozzo e reazionario che Francesco Storace, in un tweet, avrebbe commentato che “Grillo sta saccheggiando tutte le proposte de La Destra”.
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