Durante la serata di domenica 14 settembre, nella periferia fiorentina, in zona Novoli, una ventina di giovani nigeriani (alcune testate giornalistiche riportano “circa quaranta”) stanno festeggiando, in una abitazione privata, il compleanno di un’amica. Intorno alle 22.30, alcuni residenti della zona, forse infastiditi dal volume della musica o dal vocio intenso, chiamano il 113 (pur non essendo i rumori oltre la fascia oraria consentita per legge, ndr). Intervengono dapprima quattro agenti della Polizia che però perdono il controllo della situazione. Secondo le ricostruzioni effettuate dalla stampa (con il beneficio del dubbio), risulta che alla vista degli agenti, molti dei presenti nell’appartamento, abbiano cercato di uscire dal palazzo. Fra questi, il 18enne nigeriano Raphael Godwin, che passando attraverso una finestra e, calandosi da una grondaia, è scivolato precipitando sull’asfalto da un’altezza di circa 10 metri. Inutili i soccorsi. Raphael è morto sul colpo, sbattendo la testa. Al di là del fatto che questa notizia è stata trattata quasi esclusivamente dalla cronaca locale, i pochi articoli pubblicati riportano quasi tutti la stessa agenzia di stampa Ansa. Una citazione a parte meritano il Corriere Fiorentino e la Repubblica di Firenze (sempre cronache locali, ndr), che hanno dedicato un paio di articoli “fuori dal coro”, ma non per questo esenti da gravi semplificazioni e mistificazioni della notizia.
Della gravità di una morte così atroce e così assurda, nessuna menzione. Viene invece dedicata attenzione a particolari della vita di Raphael che con la sua morte non hanno nulla a che vedere. “Aveva un respingimento, era arrivato in Italia con un barcone”, scrive Mugnaini su firenze.repubblica.it, 15 settembre, “La prima ‘traccia’ del ragazzo in Italia risale allo scorso 11 luglio, quando è stato fotosegnalato e ‘respinto’ dalla Questura di Salerno. In genere il respingimento viene assegnato a chi arriva per mare. A seguito del respingimento, Godwin aveva fatto richiesta di asilo politico presso la questura di Bari. Pare che la sua nuova richiesta di regolarizzazione fosse ancora al vaglio delle autorità”. E ancora: “Servirà ad appurare soprattutto le condizioni psicofisiche della vittima e se avesse assunto alcol o droghe”. Altri dettagli sono poi forniti sulla festeggiata: “Gli agenti erano impegnati nell’identificazione dell’organizzatrice della festa, una trentenne nigeriana che stava scontando una condanna agli arresti domiciliari”, su Corriere Fiorentino, 15 settembre.
Sempre Mugnaini su firenze.repubblica.it del 15 settembre, raccoglie e riporta le lamentele dei cittadini del quartiere dando voce a un coro di voci che attacca e criminalizza i migranti sulla base di stereotipi e pregiudizi, utilizzando toni e termini che, nel complesso, contribuiscono a diffondere un clima di ingiustificato allarme sociale che potrebbe incitare l’adozione di comportamenti intolleranti e xenofobi. «C’era un baccano infernale domenica sera… gente che entrava, gente che usciva dal palazzo, urla, musica a tutto volume… per forza alla fine hanno chiamato la polizia!», «Gli africani urlavano di tutto a medici e infermieri. Poi hanno circondato l’ambulanza e cominciato a spaccare tutto», «Di sicuro a Novoli ci sono troppi immigrati, l’integrazione è fallita», «Metà italiani e metà stranieri…. è una proporzione sostenibile? Finirà che stranieri diventeremo noi, a casa nostra… La verità è che in questo pezzo di periferia dimenticata da tutti, gli appartamenti affittati agli immigrati sono troppi e spesso si trasformano in porti di mare da cui entra ed esce chiunque, senza alcun controllo… gli immigrati fanno casino a tutte le ore, persino quando cucinano bisogna chiudere le finestre per non far entrare il puzzo in casa».
La triste e amara verità ce la fa notare Edwige Jeanne Dansuo, 37 anni, originaria di Togo, proprietaria dell’appartamento in cui si stava tenendo la festa di compleanno: “Questa tragedia si poteva evitare in un modo molto semplice. Bastava che i vicini, prima di chiamare la polizia, venissero a suonarmi il campanello. ‘Signora guardi che state facendo troppo rumore, potrebbe abbassare un po’ la musica?’ Se mi avessero detto questo, io avrei chiesto di fare più piano e quel povero ragazzo non sarebbe morto in questo modo atroce. Ma poi, cosa c’è di male a dare una festa di compleanno in casa propria? Eravamo in tutto neppure venti persone, abbiamo iniziato a festeggiare alle 19.30, poco prima delle 22.30 stavano già andando tutti a letto … mi domando: sarebbe finita così se fossimo stati italiani?”. Ce lo stiamo chiedendo anche noi.