Da qualche giorno, è tornato alla ribalta l’allarme relativo a nuovi focolai di Coronavirus in diverse città italiane. In particolare, ieri, a Mondragone, in provincia di Caserta, ci sono stati momenti di alta tensione e scene che non avremmo mai voluto vedere. Una sorta di déjà vu o di déjà prévu.
Il dato di fatto è che sono state trovate 49 persone positive al Covid-19 (dato comunicato dall’Unità di Crisi della Regione Campania sulla base sei tamponi esaminati), in massima parte cittadini bulgari residenti in quattro dei cinque palazzi ex Cirio, e gran parte di loro sono braccianti sfruttati nei campi. Ciò ha fatto scattare immediatamente una “mini zona rossa” di contenimento (su ordinanza della Regione del 22 giugno).
Si è inoltre diffusa la voce che si sarebbero perse le tracce di alcuni dei contagiati (si parla di 4 persone): molti inquilini, specie tra i cittadini stranieri, non risultano censiti, e si ipotizza che abbiano fatto perdere le tracce, sia per timore di perdere il lavoro, che perché magari privi di documenti. Per tutta la giornata di ieri, ci sono state manifestazioni e scontri tra alcuni residenti italiani e alcuni cittadini bulgari di etnia rom, che da una decina d’anni abitano in città. Diversi quotidiani locali hanno tenuto a precisare che le tensioni latenti fra le comunità durano da molti anni e sono cresciute negli ultimi giorni proprio a causa del nuovo focolaio. Come se fosse una miccia pronta ad esplodere (la retorica della “bomba pronta ad esplodere” o della situazione ad “alta tensione” ritorna di nuovo in tanti titoli di quotidiani). Così i “bulgari” diventano gli “untori” da cacciare (si vedano qui alcune immagini).
Nella mattinata di ieri, una decina di cittadini bulgari hanno violato la zona rossa e sono scesi in strada chiedendo di poter tornare nei campi a lavoro, ma le forze dell’ordine, che presidiano i varchi, sono riuscite a farli rientrare nelle proprie abitazioni. In strada sono scesi anche gli abitanti di Mondragone che accusano “i bulgari” di uscire di notte dalla zona rossa per raggiungere le campagne al fine di proseguire il lavoro (si vedano qui alcune immagini).
La situazione è peggiorata nel pomeriggio, quando decine di persone – alcune delle quali appartenenti all’estrema destra locale (che non perde mai l’occasione di soffiare sul fuoco delle tensioni sociali e fomentare la paura)– si sono presentate sotto i palazzi per intonare cori razzisti, vandalizzare auto e chiedere alla polizia di “espellere” la comunità bulgara dalla città, non è chiaro in base a quale criterio (si vedano qui alcune immagini). Alcune persone della comunità bulgara hanno reagito rispondendo ai manifestanti, anche in maniera violenta: uno di loro ha lanciato due sedie sulla folla dal proprio balcone. Fortunatamente nessuno è stato ferito, ma la foto ha fatto subito il giro del web accompagnando grossi titoli sulla “rivolta dei bulgari”.
Alcuni residenti italiani hanno risposto lanciando pietre e sfondando i finestrini delle auto “dei bulgari” parcheggiate. Poi hanno mostrato le targhe delle vetture a mò di trofeo. Sotto al palazzo si è radunata una folla che accusa anche la polizia di “essere stata troppo permissiva coi bulgari”. I manifestanti scesi in piazza hanno bloccato la Domiziana, la strada statale di Mondragone (Napoli), impedendo il transito in entrambe le direzioni. Per impedire l’accesso di auto e mezzi sono state collocate le transenne di un cantiere. Il blocco è scattato proprio di fronte ai palazzi dove si trova la comunità bulgara. Uno dei manifestanti italiani che hanno occupato la rotonda sulla Domiziana spiega: “Non si devono più sentire padroni della città, ormai ci siamo svegliati dopo 20 anni”.
Le risposte istituzionali, intanto, sembrano un disco rotto. Sono sempre le stesse oramai da decenni. La repressione e l’esercito sembrano essere la panacea di tutti i mali, quando alla base dell’accaduto vi è un conflitto sociale cui nessun esercito può fornire una risposta.
Il sindaco di Mondragone, Virgilio Pacifico, parla dapprima di “insubordinazione”. “Ho assistito personalmente ad un inaccettabile atto di insubordinazione di oltre 50 cittadini, stranieri e non, i quali uscendo dalle rispettive abitazioni e violando di fatto il cordone sanitario, hanno creato paura nella cittadinanza, che ha dovuto assistere all’impotenza delle poche forze dell’ordine presenti. Al prefetto chiedo di adottare ogni misura al fine di ripristinare la legalità“, dice. Per poi aggiungere a corollario: “Di certo chi delinque non può stare ai palazzi ex Cirio. Dobbiamo insegnare loro a rispettare le regole. A voi cittadini dico di aiutarci: denunciate i proprietari che violano le regole”. Così qualche cittadino comincia a ipotizzare di organizzare delle ronde per controllare che “i bulgari” non violino “la zona rossa”. Interviene anche il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca (noto per “i lanciafiamme”), con un messaggio su Facebook, annunciando l’arrivo di un contingente di militari e un potenziamento dei servizi disposti da Prefettura e Questura. “Questa situazione è tale da anni – aggiunge, riferendosi alla presenza di una folta comunità bulgara – sono stati qui ministri dell’Interno, prefetti, sindaci. Nessuno si è accorto di niente né ha fatto niente”.
Intanto, verso le 2 di questa notte, i vigili del fuoco sono intervenuti per sedare l’incendio di un furgoncino in viale Margherita, a ridosso dei palazzi. Il mezzo di proprietà di un residente bulgaro è stato oggetto di lancio di una bomba molotov. «Chiedono la linea dura e non si preoccupano di passare per gente avvezza alla giustizia-fai-da-te, men che meno si ci si preoccupa di passare per razzisti», riferisce il quotidiano il Mattino lanciando l’allarme “pulizia etnica” se non si interviene a dovere e in tempi rapidi (si veda qui).
Il fatto è che il “bulgaro”, così come il “nero”, è buono solo quando “serve” per lavorare come uno schiavo in campagna. E finché fa il suo lavoro, sta zitto e torna nel suo “ghetto”, non dà fastidio a nessuno. Se poi diventa l’”untore”, suo malgrado, va cacciato, respinto, allontanato.
Dovremmo temere più il Covid o reazioni razziste e violente come queste?