Siamo a Monastir, piccolo comune non lontano da Cagliari. Qui, un Centro di Prima Accoglienza (una ex caserma di Polizia Penitenziaria) ospita un gruppo di migranti provenienti dall’Algeria che nelle ultime settimane ha subito diverse vessazioni e intimidazioni.
Il 18 agosto, la sindaca di Monastir, Luisa Murru, ha denunciato sul suo profilo Facebook il danneggiamento di 3 biciclette appartenenti ai migranti ospitati nel centro. I mezzi sono stati vandalizzati a tal punto da non renderli più utilizzabili. Le biciclette servono ai residenti del CPA per raggiungere il centro del paese da dove poi prendono gli autobus utili a raggiungere Cagliari o altre zone limitrofe dove lavorano. Nello stesso post la sindaca si è rivolta molto duramente nei confronti di chi in paese aveva annunciato l’organizzazione di ronde e di spedizioni punitive. Solo pochi giorni dopo quest’episodio alcuni cittadini hanno lanciato sassi verso la struttura di accoglienza, mentre altri avrebbero tentato di investire dei migranti che stavano cercando di fuggire dal CPA. La motivazione dietro questi gesti violenti sarebbero state le fughe reiterate di alcuni migranti dal centro verso il paese, un gruppo dei quali successivamente sarebbe stato denunciato dai Carabinieri per aver infastidito dei passanti e per aver importunato una giovane ragazza. Questo clima di tensione è stato però alimentato dal terrorismo psicologico esercitato sia dai media locali, sia da diversi organi istituzionali sardi che hanno individuato nei migranti algerini i soggetti perfetti da colpevolizzare per la diffusione del Coronavirus nella regione.
Sin dall’inizio della crisi pandemica Covid19 abbiamo assistito, sia da parte della stampa sia di certa politica, alla ricerca di un capro espiatorio da colpevolizzare e su cui far gravare tutte le responsabilità della diffusione del virus lungo la penisola italiana. Se nei primi momenti i “colpevoli” designati erano stati i cittadini cinesi, “rei” di essere l’”origine del male” (ne abbiamo parlato qui: http://sostieni.cronachediordinariorazzismo.org/razzismo-se-il-virus-dilaga-non-risparmia-nessuno/ ) e di averlo importato nel nostro paese (diversi sono stati i casi di sinofobia, ne abbiamo parlato anche noi) subito dopo s’ è tentato di individuare gli “untori” con i migranti in arrivo o ospitati nei centri di accoglienza. Ciò che sta succedendo in Sardegna nelle ultime settimane ne è l’ennesima dimostrazione.
Proprio ieri 10 settembre, ASCE Sardegna (Associazione Sarda Contro l’Emarginazione), ha pubblicato, assieme alla campagna LasciateCIEntrare, un comunicato stampa per denunciare da un lato i diversi atti intimidatori di cui sono stati vittime gli algerini e dall’altro le precarie condizioni igienico-sanitarie in cui questi sono costretti a vivere. (il comunicato è disponibile qui: https://www.asceonlus.org/fermiamo-la-campagna-dodio-contro-i-migranti-rinchiusi-a-monastir%ef%bb%bf/).
Come ricordano ASCE e LasciateCIEntrare, se è vero che ci sono stati dei casi di positività all’interno del centro di accoglienza di Monastir, dall’altro lato si tratta solo di una trentina di casi in tutta l’estate e, oltretutto, questi contagi sono rimasti circoscritti entro le mura del centro: non risulta ad oggi alcun contagio all’esterno proveniente dal CPA, nemmeno tra gli operatori che lavorano nella struttura. Una struttura assolutamente inadatta dal punto di vista igienico-sanitario, come denunciano ASCE e LasciatECIentrare e all’interno della quale i migranti sono costretti ad una quarantena preventiva di 14 giorni, pur con l’esito negativo del tampone. Non deve dunque stupire se alcuni residenti del CPA tentano la fuga: per altro, la struttura non è idonea a far rispettare l’osservanza dei protocolli medici necessari per prevenire la diffusione del virus. Il rischio che anche un solo caso possa facilmente dar vita ad un focolaio è alto.
Il caso del CPA di Monastir fa emergere dunque problematiche già note: da un lato, la tendenza troppo diffusa ad identificare nei migranti gli “untori” di turno cui addebitare la diffusione del Covid19. Migranti che già in tempi “ordinari” spesso sono additati da parte di certi giornalisti e politici, come fonte di tutti i problemi che affliggono il nostro paese, con il risultato di alimentare in questo modo un clima di ostilità nei confronti di chi giunge in Italia. Dall’altro lato Monastir ci ricorda ancora una volta le condizioni di vita cui sono costretti i migranti all’interno dei Centri di Accoglienza, troppo spesso inadeguati a garantire un’accoglienza dignitosa. Risale a pochi giorni fa il caso del ventenne eritreo, residente presso il centro di accoglienza di Villa Sikania, investito sulla statale SS115, mentre tentava di lasciare il centro, anche in questo caso non idoneo ad ospitare per lungo tempo molte persone garantendo la loro sicurezza sanitaria.