Prelevati dal centro di accoglienza per minori, erano stati portati all’ospedale militare del Celio per una visita medica che li aveva dichiarati maggiorenni. Per questo, erano stati mandati nel Cie di Ponte Galeria. Lì, il magistrato non aveva autorizzato il trattenimento, predisponendo una nuova visita medica. Che, questa volta, ne aveva confermato la minore età. E così, erano stati riportati al centro di accoglienza per minori.
Una vicenda ai limiti dell’assurdo che ha coinvolto tre ragazzi originari del Bangladesh, a fine marzo: un periodo in cui il Comune di Roma decideva di avviare procedure di accertamento dell’età dei minori presenti nei centri di accoglienza del territorio. La pratica, a detta dell’amministrazione, si inseriva in un’indagine penale condotta dalla Procura di Roma in accordo con il Tribunale per i Minori, per contrastare il traffico dei migranti e il loro sfruttamento.
Una procedura da cui però emergevano diversi aspetti illegittimi. Primo fra tutti, le modalità con cui venivano portati avanti questi controlli (ne abbiamo parlato qui).
Dopo molte critiche, sembrava che il Comune avesse desistito. E invece, due giorni fa, gli stessi ragazzi sono stati portati di nuovo al Dipartimento Politiche Sociali, ufficialmente per “notifica atti”.
Ma quello che è successo non è stata una semplice notifica: i ragazzi sono stati espulsi, di nuovo, dal centro di accoglienza. Due sono stati portati per la seconda volta al Cie di Ponte Galeria, il terzo no, è stato “semplicemente” allontanato dal centro.
Molti dubbi accompagnano questa vicenda: con che motivazione ragazzi già respinti dal Cie per la loro minore età vengono di nuovo espulsi e trattenuti? Perché uno di questi viene allontanato dal centro di accoglienza, e lasciato solo, senza alcuna tutela?
L’associazione YoMigro spiega, su Dinamopress.it che in questi giorni “sono state bloccate o revocate, in maniera indiscriminata, tutte le tutele per tutti i ragazzi ospiti dei centri”. La stessa associazione spiega che “è stato decretato che il rifiuto a sottoporsi a visita medica forzosa presso l’ospedale militare del Celio implica ‘automaticamente’ un’attribuzione di maggiore età ‘d’ufficio’ e l’espulsione dal Centro”.
I dubbi sono molti. Nel frattempo, a subire sulla propria pelle le gravi conseguenze di questa situazione, sono le persone.