Solo tre giorni fa, venivano rilasciati i due minori di origine straniera che erano stati trattenuti nel Cie di Ponte Galeria, Roma, a seguito dell’ennesimo controllo medico, che tra l’altro aveva decretato, nuovamente, la loro minore età (ne abbiamo parlato qui ).
I due minori erano stati trattenuti nel Cie, “sulla base del discutibilissimo decreto del Giudice tutelare di Roma”, afferma Asgi. Il decreto sanciva il principio secondo cui, in caso di accertamenti medici divergenti, doveva prevalere quello dell’Ospedale Militare del Celio di Roma (l’unico che nel caso specifico attribuiva ai minori la maggiore età).
Un assunto smentito dal Giudice di Pace, che ha riaffermato il principio della presunzione della minore età da riconoscersi a chiunque versi in una condizione di obiettiva incertezza, come nel caso in questione.
Ma, a fronte di episodi come questo, non si fermano i controlli del Comune di Roma, che ieri ha convocato diciotto minori bengalesi ospiti delle case famiglia del Comune, per sottoporli a nuovi accertamenti medici all’ospedale Militare del Celio. Abbiamo già parlato di questa pratica portata avanti dall’amministrazione capitolina, con conseguenze tragiche per i minori (leggi qui).
Se la visita medica non riesce ad accertarne la minore età, infatti, (gli accertamenti medici sono scientificamente poco attendibili, inoltre una persona entrata in un centro come minore può, verosimilmente, aver compiuto diciotto anni durante il periodo trascorso nel centro), il ragazzo viene denunciato per truffa ai danni dello Stato, e trattenuto in un Cie in vista del rimpatrio forzato nel paese di origine.
I ragazzi, consapevoli di tutto questo, vivono nella paura che possano essere trattenuti da un giorno all’altro, denunciati e rimpatriati. Una grande paura, che ieri ha spinto un ragazzo a tentare il suicidio: ha provato a impiccarsi dentro la casa famiglia. Ora è ricoverato nel reparto neurologico di un vicino ospedale.
Sull’episodio si è espressa l’Asgi, che segue da vicino quanto sta succedendo. “Chiediamo alla nuova amministrazione comunale di interrompere immediatamente questa prassi di identificazione di massa”, hanno affermato gli avvocati dell’associazione, offrendo inoltre le proprie competenze affinché vengano adottate delle buone prassi che assicurino un corretto e rigoroso accertamento dell’età al momento dell’emersione del giovane straniero e non dopo mesi dalla sua accoglienza.