Fra il 2013 e il 2014 il numero di migranti sbarcati sulle coste italiane, secondo Frontex e il Ministero dell’Interno, è passato da poco più di 40.000 a oltre 170.000. Una crisi umanitaria che nel nostro paese è stata vissuta anche come crisi organizzativa, con la difficoltà di gestire la situazione nell’immediato, e con l’incapacità di mettere in atto politiche che vadano oltre la prima fase di assistenza e gestione dei nuovi arrivati.
Da tempo in Italia l’immigrazione è solo “emergenza” mentre ancora troppo poco si guarda al “giorno dopo”, a quello che succede quando i cittadini stranieri si inseriscono nel tessuto sociale italiano. Con questo MiniDossier si cerca, attraverso i numeri, di vedere “come procede l’integrazione lavorativa e scolastica dei non italiani”. Partendo da una fotografia dell’attuale situazione (percentuale di stranieri residenti in Italia, paese di origine e permessi di soggiorno rilasciati), il dossier cerca di fare il punto della situazione lavorativa e di come la giovane “seconda generazione” sta crescendo all’interno del sistema scolastico e accademico italiano.
Un approfondimento, quindi, sul cosiddetto “livello di integrazione” dei cittadini stranieri in Italia, con dettagli sulle singole regioni e confronto con i Paesi UE. I focus – realizzati grazie alla collaborazione con ActionAid – riguardano le comunità presenti e il loro inserimento nella scuola e nel mondo del lavoro.
MiniDossier Openpolis. “Immigrazione, il giorno dopo” è il numero 9/2015 della collana di approfondimento MiniDossier. L’impostazione di data journalism prevede la verifica, l’analisi e la comparazione dei dati provenienti da fonti ufficiali per fare emergere notizie e proporre un altro punto di vista.
Popolazione residente. Sono quasi 5 milioni gli stranieri residenti in Italia e rappresentano l’8% del totale della popolazione . La loro presenza è quadruplicata negli ultimi 10 anni ed è concentrata nelle regioni del centro-nord (si va dal 2,5% della Sardegna al 12% dell’Emilia-Romagna). 190 le nazionalità presenti, la comunità più grande è quella rumena con oltre 1 milione di persone.
Permessi di soggiorno. il 71% degli stranieri residenti sono cittadini extra comunitari che hanno un permesso di soggiorno (1,7 milioni con scadenza e 2,2 milioni di lungo periodo). Nel 2013 i nuovi rilasci temporanei sono stati per lo più per motivi di lavoro (33%), famiglia (25%) o studio (10%). I permessi rilasciato collegati all’emergenza rifugiati (asilo politico o motivi umanitari) sono stati il 7,49%.
Forza lavoro. In Italia il 10,82% dei lavoratori regolari è straniero , una percentuale superiore alla media europea che è del 7%. In dieci anni l’aumento registrato è stato del 146%, nel 2004 la forza lavoro straniera era al 4,4%. La distribuzione varia nelle diverse regioni italiane, il picco è nel Centro (13,67%) mentre i valori più bassi sono al sud (5,26%).
Crisi economica. Gli effetti della crisi sono stati ancora più duri per gli stranieri residenti in Italia. Se per gli italiani l’occupazione è scesa di 2,6 punti percentuali, la diminuzione per i lavoratori extra UE è stata più forte (8,3%). Allo stesso tempo in Italia, il rischio di povertà ed esclusione locale è del 26,5% per i locali e del 43,6% per gli stranieri.
Divario retributivo. L’80% dei dirigenti italiani guadagna più di 2.000 euro al mese contro il 58% dei pari livello di origine extra europea. A parità di lavoro non c’è quindi parità di compenso . E ancora, se l’8,3% degli italiani guadagna più di 2.000 euro al mese, la percentuale scende ad appena lo 0,6% per i lavoratori extra-Ue.
Educazione scolastica. Come succede per la forza lavoro, anche la percentuale di alunni stranieri iscritti nel sistema scolastico italiano risulta in costante crescita. Si è passati dal 4,8% dell’anno scolastico 2005/2006, al 9% del 2013/2014. Sono molto ampie le differenze territoriali, e nella classifica regionale la forbice tra la prima regione e l’ultima è molto ampia: l’Emilia-Romagna ha il 15,3% di alunni stranieri, la Campania solo il 2,1%.
Seconda generazione. Nell’anno scolastico 2013/2014 degli 802.785 alunni stranieri iscritti nelle scuole italiane, il 51,72% era nato in Italia. Per la prima volta nella storia del nostro paese,gli studenti stranieri nati in Italia hanno superato quelli nati all’estero .
Rendimento scolastico. Crescono le percentuali, ma restano le differenze nelle performance scolastiche con i colleghi italiani. L’11% degli alunni italiani è in ritardo sul percorso scolastico, percentuale tre volte più alta per gli stranieri (36%). Il tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione è del 13,% per gli italiani, e del 34% per gli alunni extra-Ue.L’Italia è il paese con meno stranieri laureati (12,4%) di tutta l’UE , dove la media è del 32,3%.
Inserimento lavorativo. Il passaggio dal mondo scolastico a quello lavorativo è un momento fondamentale per l’integrazione dei giovani figli di immigrati. Tante le difficoltà. La percentuale di Neet (giovani che non lavorano e non studiano) è altissima, 31,3%. Mentre la durata media del primo lavoro per i figli di immigrati è di 11 mesi, il dato più basso fra i paesi Ocse.
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