Un giovane di 17 anni ha perso la gamba, falciata da un treno in corsa. E’ accaduto ieri, martedì 12 aprile, intorno alle 22.30, a Milano. Il ragazzo aveva in tasca un foglio di carta con scritto ‘Como’: una tappa del viaggio che stava provando a compiere, direzione nord Europa, come avrebbe confermato anche il 16enne che era insieme a lui. E’ stato quest’ultimo a spiegare la dinamica dei fatti ai poliziotti, intervenuti sul posto.
Secondo la testimonianza, i due si sarebbero conosciuti sul treno diretto appunto a Como, dal quale sarebbero scesi in zona Certosa-Musocco per evitare un controllo delle forze dell’ordine, vista la mancanza di documenti. Avrebbero poi camminato seguendo i binari, cercando di raggiungere una stazione per prendere un treno e arrivare a Como, con l’idea di entrare in Svizzera e proseguire verso nord. I due giovani – un somalo e un egiziano – non si sarebbero accorti dell’arrivo di un Eurocity proveniente da Domodossola e diretto alla stazione di Milano Centrale, che ha travolto uno di loro – dalle ricostruzioni non è ancora chiaro chi dei due sia rimasto colpito.
Il giovane è stato portato all’ospedale Niguarda, dove è ancora in prognosi riservata. I medici hanno dovuto amputargli la gamba.
Solo pochi giorni fa davamo la notizia della morte di un giovane uomo, il cui corpo senza vita è stato rinvenuto in un carro merci. Una morta preceduta da altre, che non fanno notizia: della tragedia subita dal giovane a Milano i quotidiani hanno sottolineato l’ “eroismo” del poliziotto che, tamponando la gamba del ragazzo, lo ha forse salvato dal dissanguamento. Ma la notizia è un’altra: la politica di chiusura dei paesi europei continua a mietere vittime. Lo segnalano le morti più o meno “silenziose” che si susseguono una dopo l’altra.