Non possiamo che condividere le preoccupazioni espresse dal Centro Astalli sulle misure contenute nel Migration Pact. L’esigenza primaria rimane per l’Unione europea chiudere le frontiere, limitare gli ingressi e favorire i rimpatri. Occorrerà monitorare la discussione sul Patto e, laddove necessario, denunciare la pericolosità e l’impraticabilità di alcune delle soluzioni proposte. Qui di seguito il comunicato stampa.
ll Centro Astalli esprime preoccupazione rispetto alle misure contenute nel Migration Pact presentato dalla Commissione Europea ieri.
Ci si aspettava un nuovo corso su politiche di accesso alla protezione e accoglienza per i migranti forzati. Abbiamo intravisto nelle parole della presidente Von der Layen delle scorse settimane il volto di un’Europa finalmente solidale. Ma il testo presentato purtroppo in gran parte disattende le dichiarazioni che lo hanno preceduto.
L’esigenza primaria rimane per l’Unione europea chiudere le frontiere, limitare gli ingressi e favorire i rimpatri.
Tra i contenuti del documento in particolare emerge che:
– la ricollocazione obbligatoria dei migranti per il superamento del Trattato di Dublino, che da tempo le organizzazioni umanitarie e gli enti di tutela chiedono, non è stata inserita tra le misure che invece prevedono l’obbligo degli Stati membri di scegliere se accettare il ricollocamento o pagare per le spese del rimpatrio dei migranti arrivati;
– i tempi brevissimi previsti per esaminare le domande di asilo potranno essere rispettati solo con l’introduzione di una lista di Paesi sicuri che di fatto viola il carattere individuale del riconoscimento della protezione in base alla Convenzione di Ginevra del 1951. In particolare preoccupa che una procedura così rapida vada a detrimento delle persone vulnerabili: sappiamo infatti che l’emersione della vulnerabilità durante la procedura di asilo può richiedere tempi e modi tali da confliggere con una valutazione rapida in frontiera;
– il testo non stabilisce l’istituzione di canali umanitari che invece è misura urgente per evitare il traffico e la morte di esseri umani. Prevede delle quote di ingresso per i lavoratori migranti in cui viene enfatizzata la possibilità degli Stati membri di scegliere chi accogliere in base a criteri di selezione che valutino ad esempio talenti e competenze. Un sistema che si basa su una logica utilitaristica che non possiamo condividere, in un momento in cui crisi umanitarie, conflitti ed emergenze ambientali mettono in fuga milioni di persone, di cui solo una minima parte cerca di raggiungere l’Europa.
Ci pare che la parola solidarietà, molte volte usata riferendosi al Migration Pact, sia stata svuotata di significato: non c’è solidarietà nell’impedire l’esercizio del diritto a migrare a chi rischia la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa.
Il Centro Astalli chiede a istituzioni nazionali e sovranazionali uno sforzo nella direzione di una maggiore corresponsabilità nella gestione dei flussi migratori ispirata al rispetto dei diritti umani e della dignità dei migranti. Per questo ci sembrano necessari significativi correttivi al testo proposto.
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