“Il dossier dell’Onu è stato reso noto negli stessi giorni in cui a Bruxelles, con la giustificazione di ‘evitare che il Mediterraneo si trasformi in un cimitero’, ha cominciato a concretizzarsi il programma di rimpatriare i migranti nei loro paesi direttamente dalla Libia, facendone così uno degli hub africani di concentrazione, smistamento e respingimento e impedendo gli imbarchi. Ovvero: intrappolando i rifugiati in Libia fino a che non accetteranno ‘volontariamente’ di tornare indietro o non saranno espulsi, visto che l’ultima parola spetterà comunque alle autorità libiche. Solo che, appunto, la Libia è il ‘luogo dell’orrore’. Lo denunciano ormai da anni i rapporti di organizzazioni come Amnesty, Human Right Watch, Medici Senza Frontiere, Habeshia. Ora si aggiunge il report delle Nazioni Unite, pubblicato dal quotidiano Libya Herald, che parla senza mezzi termini di rapimenti, violenze, riduzione in schiavitù, torture“. E’ quanto osserva Emilio Drudi nel suo articolo pubblicato sul sito dell’associazione Adif. Qui di seguito il testo.
Migranti stuprate in Libia, ma la Ue si preoccupa delle navi Ong di soccorso
Il rischio di essere stuprate durante la fuga verso il Mediterraneo e l’Europa è così alto che, prima di avventurarsi in Libia dal Sudan o dal Niger, numerose migranti, per evitare una possibile, quasi certa gravidanza, si sottopongono, per almeno tre mesi, a iniezioni di forti dosi di contraccettivi. La notizia di questa massiccia “assunzione preventiva” di farmaci (spesso con pesanti conseguenze permanenti sulla salute) era filtrata a Roma, mesi fa, in alcune confidenze raccolte da medici e operatori sanitari dei centri di accoglienza della Croce Rossa. Ora è arrivata la piena conferma dall’ultimo, terribile rapporto Onu sulla situazione dei profughi in Libia, sulla base di una serie di testimonianze di donne di varie nazionalità arrivate dal Sudan.
Una prova indiretta di questo calvario è, del resto, il gran numero di giovani incinte sbarcate nell’ultimo anno in Italia, vittime quasi sempre di violenza ad opera dei trafficanti o nei centri di detenzione in cui sono finite dopo essere state intercettate in qualche posto di blocco di miliziani o della polizia libica. I loro racconti sono sempre raccapriccianti: episodi di autentica schiavitù, con i carcerieri o i trafficanti che dispongono quando, come e per tutto il tempo che vogliono delle ragazze che si sono scelti. Una ventenne eritrea, ad esempio, ha riferito che per oltre un mese una delle guardie la ha prelevata tutte le notti dal capannone-prigione dove era rinchiusa con le compagne. E Anna Lobkowicz, del Malteser di Berlino (il servizio di assistenza internazionale dell’Ordine di Malta), ha raccolto la storia di una siriana, madre di tre bambini di 11, 9 e un anno, che “è stata violentata quotidianamente dal trafficante di esseri umani davanti ai suoi figli, è arrivata in Germania al nono mese di gravidanza, ha partorito ed ha detto che quel bimbo non lo voleva tenere”.
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