Tra le misure ipotizzate, “le operazioni di polizia rimangono tra le proposte che stiamo elaborando”. Non esclude l’intervento militare l’Alto commissario per la Politica estera e di Sicurezza europea Federica Mogherini, a New York per una serie di incontri con le Nazioni Unite. Parlando della cosiddetta “emergenza migranti” nel Mediterraneo, a margine di un incontro con i membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, Mogherini ha voluto sottolineare che “non esiste un bacchetta magica”, ma piuttosto “strumenti che abbiamo, dalla cooperazione all’aspetto umanitario, alla partnership con i Paesi di transito e di origine, al lavoro assieme al sistema Unchr e alle Nazioni Unite, e anche alle operazioni di polizia che servono da contrasto al traffico”. L’ultima misura citata si riferisce alla cosiddetta missione di Common Security and Defence Policy (CSDP) di cui dovrebbe farsi carico la commissaria Mogherini su sollecitazione del Consiglio europeo straordinario della settimana scorsa.
Proprio sulla questione dei trafficanti, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon si è recentemente detto contrario alla distruzione dei barconi annunciata dal Consiglio europeo, considerandola inefficace nella lotta contro la tratta di esseri umani. “Le autorità devono focalizzarsi sul salvataggio delle vite”, ha affermato Ban Ki-moon durante una visita, effettuata con il premier Matteo Renzi e l’Alto rappresentante Ue Mogherini, alla nave San Giusto della Marina militare impegnata nel canale di Sicilia. Il portavoce Onu ha sottolineato che “la sfida è anche assicurare il diritto all’asilo del crescente numero di persone che in tutto il mondo scappano dalla guerra e cercano rifugio”.
“Noi sappiamo benissimo – ha affermato da New York Mogherini, riferendosi ai trafficanti- che questo è l’ultimo degli anelli, ma abbiamo bisogno di lavorare su tutta la catena”. Per farlo, sul piano operativo l’Unione Europea sollecita la ricerca del quadro di legalità internazionale. “E’ quello che sto cercando di fare qui anche in coordinamento con gli europei, con gli americani e i nostri partner arabi e africani. Ho avuto contatti col mio collega russo, e sarò la prossima settimana in Cina”, ha specificato l’Alto commissario, ricordando i punti tracciati dal Consiglio straordinario, che dovrebbero essere presentati ufficialmente il 13 maggio: “cooperazione con l’Unione africana e con altri paesi, ad esempio il Niger, ovvero alla frontiera sud della Libia. Lavoreremo di più – ha sottolineato Mogherini – anche assieme alla Tunisia, all’Algeria, all’Egitto, per rafforzare la fascia dei Paesi a sud del Mediterraneo”. Tutte misure che l’Unione europea considera utili per “la prevenzione dei viaggi della morte prima ancora che le persone entrino in Libia”.
Proprio da Tripoli intanto arrivano due no: il primo contro la distruzione delle presunte barche di trafficanti presenti su suolo libico, e il secondo espresso nei confronti della bozza di accordo politico dell’inviato Onu Bernardino Leon, respinto “completamente” e “all’unanimità” dal Congresso nazionale generale, che si è detto non disposto ad abbandonare “i propri principi e la propria sovranità”.
Sui nodi sollevati da Tripoli e da Ban Ki-moon Mogherini prende tempo: “L’Unione europea sta lavorando rapidamente, ma questo non vuol dire che agiremo in pochi giorni. Stiamo studiando possibili opzioni. Tuttavia ogni decisione sarà presa nel rispetto delle leggi internazionali, in collaborazione con le Nazioni Unite e con le autorità libiche”. Si profila dunque una situazione che, nonostante gli incontri e le visite, sembra ancora in stallo. Con il rischio, non escluso, di un intervento militare.