“Fra i tanti difetti della campagna elettorale per le europee – anzitutto lo stile più che mai grossolano e sguaiato – salta agli occhi la marginalità, se non l’assenza, almeno in Italia, di un tema [..]: il progetto di un’area euro-mediterranea basata sul dialogo interculturale e sulla reciprocità in ogni campo, volta a unificare lotte e rivendicazioni sociali”. Inizia così l’articolo di AnnaMaria Rivera pubblicato oggi su Il Manifesto, in cui si sottolinea come oggi prevalgano “le politiche neocoloniali, le strategie tendenti a rinchiudere i paesi della sponda Sud in un modello neoliberale avente come cardini il pagamento del debito e i diktat del Fondo monetario internazionale, nonché il ricatto che vincola la ‘cooperazione’ ad accordi-capestro: quelli che delegano loro la parte più sporca del lavoro di ‘contenimento’ dei flussi di profughi e migranti irregolari”.
In una chiave puramente secuitaria e neocoloniale, “pur di ridurre la porosità delle frontiere mediterranee, l’Unione europea non solo ha esteso la propria sovranità fino al continente africano e dunque esternalizza le frontiere, finanzia centri di detenzione, pattuglia e respinge. Non solo si è dotata di complessi dispositivi politico-militari, di cui Frontex è l’espressione emblematica. Ma chiude, anche, entrambi gli occhi di fronte a nefandezze altrui: deportazioni collettive, torture, stupri, lager ove sono ammassati i migranti e i profughi respinti, quando non abbandonati alla morte in zone frontaliere del deserto”.
A ciò non corrisponde un dissenso e una forte critica: al contrario, “tutto ciò si consuma perlopiù nell’indifferenza dell’opinione pubblica dei paesi europei e di buona parte delle élite politiche”. Una rimozione che “non è priva di conseguenze sul piano delle politiche dell’immigrazione e dell’asilo, delle concrete condizioni di vita e di lavoro dei migranti, del loro status giuridico, della loro esclusione dai confini della cittadinanza, della discriminazione e del razzismo che subiscono”.
Ma, oltre a influenzare la concretezza delle politiche, il modo in cui la coscienza collettiva percepise – o rimuove – migranti e profughi contribuisce anche alla crisi attuale dell’Unione europea. “Che non è solo economica e finanziaria, ma anche politico-ideologica”.
Segnaliamo l’articolo, che è possibile leggere per intero su MicroMega.