La crisi economica che ha messo in ginocchio l’Europa, e ha gettato nel caos l’Italia, ha avuto conseguenze sui flussi migratori in Italia? E di che tipo? Come è cambiata la vita degli immigrati che vivono nel nostro paese? Siamo ancora una meta ambita?
Fare una stima delle persone che, senza un visto, entrano in Italia è ovviamente una cosa molto difficile. E’ pur vero che in questi anni di intensi studi sui fenomeni migratori, qualche strumento statistico è stato messo a punto. Ma è altrettanto vero che la crisi economica è un evento inaspettato e la cui gravità deve ancora essere messa a fuoco. Dire quale effettivo impatto possa aver avuto sulle migrazioni è molto complicato.
Tuttavia alcuni indicatori esistono, limitandosi ai numeri. Uno è, certamente, quello degli sbarchi. L’opinione pubblica è stata abituata a pensare che i migranti arrivino in Italia sui barconi. Non è così (per fortuna loro): le persone costrette a mettere a rischio la propria vita per raggiungere le coste europee sono una minoranza, anche se le drammatiche immagini rilanciate da tutti i media fanno delle frontiere a sud quelle più “calde”. Negli anni passati il numero – in media – delle persone che ogni anno sbarcavano in Italia era di 20 mila persone. Qualche esempio: nel 2007 sono stati 20.165, nel 2006 22.016.Nel 2008 c’era stato un balzo a 36.951 persone arrivate via mare, che aveva creato grande scalpore. Nulla, pero’, in confronto al “record” di 62.692 persone arrivate in Italia attraversando il mare del 2011: un fenomeno legato a una vera e propria rivoluzione che ha scosso dalle fondamenta il mondo arabo, cominciando dalla cacciata del dittatore tunisino Ben Ali nel dicembre del 2010. Le rivoluzioni arabe hanno portato in Italia molti giovani in cerca di un futuro e vogliosi di assaporare un po’ di libertà, compresa la libertà di movimento. Ma, tutto sommato, si è trattato – come dicono i numeri – di poco più del doppio di un “normale” anno di arrivi in un paese considerato dal “sud del mondo” sano, democratico e prospero.
Il problema è che, evidentemente, l’immagine dell’Italia è cambiata: e parecchio. Trovare rifugio in Italia, a costo della vita, evidentemente non ha più molto senso, se poi dall’Italia bisogna comunque provare a transitare verso un altro paese (come vedremo, l’Ismu prova a fare una stima di questi passaggi) europeo, in cerca di un lavoro che permetta di vivere con un minimo di dignità. I dati del Ministero dell’Interno parlano chiaro: nel 2012, dato di crisi più profonda (anche se il 2013, stando le condizioni politiche, potrebbe essere persino peggiore) solo 13.267 persone sono arrivate in Italia via mare. A Lampedusa, come sempre la frontiera più “frequentata”, sono arrivate solo 5.202 persone in tutto l’anno (a fronte, ovviamente, di alcune tragedie del mare che non mancano mai). E’ il dato più basso degli ultimi dieci anni. Una vera cartina tornasole dello stato in cui versa il paese.
E non è il primo anno di recessione. Il “boom” degli sbarchi del 2011 era dovuto esclusivamente alla situazione politica nordafricana, perché a leggere il Rapporto dell’Ismu – Iniziative e studi sulla multietnicità – sul 2011 i segni della crisi c’erano già tutti. Secondo l’Istituto di ricerca milanese, infatti, al 1 gennaio 2012 si contava in Italia una crescita della presenza straniera – compresi i comunitari – di 27 mila unità. L’anno precedente era stata di 69 mila. “L’incremento della popolazione straniera in Italia non è mai stato tanto basso quanto nel 2011”, scrive nell’introduzione del Rapporto Vincenzo Cesareo. Un indizio che questa riduzione di ingressi sia dovuta proprio alla crisi è dimostrata dal fatto che le richieste di ricongiungimento familiare si mantengono più o meno stabili, mentre diminuiscono gli ingressi per lavoro come dice anche l’Istat “nel 2011 gli ingressi per motivi di lavoro si sono ridotti di due terzi rispetto al 2010 mentre quelli per ricongiungimento familiare solamente di un quinto”, scrive ancora Cesareo. L’Ismu fa anche il punto sulla mobilità interna – che chiaramente riguarda anche gli italiani – annotando che è tornata a crescere. “Nel 2011 sono ripresi anche gli spostamenti tra le regioni italiane, generalmente da Sud verso Nord come si è verificato anche nel passato in tempi di crisi: nel 2011 il tasso migratorio interno del Mezzogiorno è sceso al -2,2‰, con punte del -3,7‰ in Campania e del -3,5‰ in Calabria. Al Nord tale indice è invece positivo dell’1,3‰ con punte del 2,3‰ in Trentino Alto Adige e del 2,0‰ in Emilia Romagna”, si legge nel Rapporto. Insomma, si fugge dal Sud, alla ricerca di un posto di lavoro al Nord dove, nonostante la crisi, le possibilità di lavoro sono migliori.
Anche l’annuale Dossier Statistico sull’Immigrazione della Caritas stima, per il 2011, che “il numero complessivo degli immigrati regolari, inclusi i comunitari e quelli non ancora iscritti in anagrafe, abbia di poco superato i 5 milioni di persone alla fine dell’anno, un numero appena più alto di quello stimato lo scorso anno (5.011.000 rispetto a 4.968.000)”.
E’ però proprio il Dossier della Caritas a metterci sull’attenti rispetto alla importanza della componente immigrata nel nostro mercato del lavoro: anche nel 2011, mentre gli occupati nati in Italia sono diminuiti di 75mila unità, gli occupati nati all’estero sono aumentati di 170mila. Attualmente gli occupati stranieri, incluse anche le categorie non monitorate dall’indagine campionaria dell’Istat, sono circa 2,5 milioni e rappresentano un decimo dell’occupazione totale. Nello stesso tempo tra gli stranieri è aumentato il numero dei disoccupati (310mila, di cui 99mila comunitari) e il tasso di disoccupazione (12,1%, quattro punti più in più rispetto alla media degli italiani), mentre il tasso di attività è sceso al 70,9% (9,5 punti più elevato che tra gli italiani). I neocomunitari, che tra i residenti incidono per un quarto, nell’archivio Inail raggiungono quasi un terzo tra i lavoratori nati all’estero occupati come dipendenti e il 40% tra i nuovi assunti del 2011.
Insomma: la crisi ha comportato una frenata negli arrivi, “decimando” gli sbarchi nelle coste sud dell’Italia. Ma il nostro paese continua a essere un paese a forte presenza migratoria, mentre sul fronte politico sembra del tutto scomparso l’argomento, quasi che l’assenza delle immagini in tv da Lampedusa abbia risolto il problema.
Migranti sbarcati sulle coste italiane. Anni 2011-2012 | |||
LOCALITA’ | 2011 | 2012 | |
Lampedusa, Linosa e Lampione | 51.753 | 5.202 | |
Altre località della provincia di Agrigento | 806 | 551 | |
Altre località della Sicilia | 4.622 | 2.735 | |
Puglia | 3.325 | 2.719 | |
Calabria | 1.944 | 2.056 | |
Sardegna | 207 | 4 | |
Lazio | 0 | 0 | |
Friuli | 35 | 0 | |
Totale | 62.692 | 13.267 | |
Fonte: Ministero dell’Interno |