“Il Comune è completamente abbandonato dalle istituzioni nazionali, la Prefettura sostiene – a torto – che è l’amministrazione locale a doversi fare carico dell’accoglienza: in tutto questo, alle circa 300 persone appena sbarcate non viene dato da bere, con la giustificazione data dalla Prefettura che poi queste avrebbero bisogno del bagno e non è prevista l’istituzione di bagni chimici sul porto”. E’ questa, al di là delle ideologie e delle dichiarazioni strumentali, la gravissima situazione presente in Sicilia, nello specifico a Messina. Ce la descrive Carmen Cordaro, avvocato del circolo Arci messinese Thomas Sankara. Quando le chiediamo di raccontarci com’è il PalaNebiolo, il palazzetto dello sport dell’Università trasformato in un “centro di smistamento per richiedenti asilo” – secondo la dicitura della Prefettura – ci dice: “Quando sono entrata io, vi dico solo che alle persone era stato dato un kit estivo. Ed era dicembre. Inoltre, sono riuscita ad accedervi solo con una delegazione di parlamentari. Altrimenti, nessuno può entrare nel PalaNebiolo, nè nella tendopoli allestita accanto. Di persone esterne, entra solo il prete per la messa. Dentro non viene dato alcun orientamento giuridico. Noi come Arci abbiamo fatto più volte richiesta di accesso, sia per fornire dei servizi alle persone, sia per monitorare la situazione. La Prefettura non ci ha mai risposto”. Sul PalaNebiolo il circolo Thomas Sankara si è espresso più volte, denunciando “la segregazione urbana” della struttura e le condizioni indegne in cui versavano i migranti al suo interno. Lontano da essere un “centro di smistamento” – le persone rimangono nella struttura anche diversi mesi – il PalaNebiolo è diventata l’unica risposta, totalmente carente e assolutamente non idonea, pensata dalla Prefettura per una situazione definita “emergenziale”.
L’unica emergenza è la mancata accoglienza
Sono anni che diciamo, insieme a tante altre associazioni, che di emergenziale c’è solo l’accoglienza. Il PalaNebiolo né è l’esempio lampante. “La permanenza degli stessi – i migranti – presso questa città, infatti, come assicurato dal Ministero dell’Interno, avrà carattere temporaneo e transitorio in attesa di più idonee soluzioni alloggiative che saranno all’uopo individuate”, si legge sul sito del Ministero dell’Interno, alla voce Prefettura-Ufficio territoriale del governo di Messina. Carattere temporaneo e transitorio? Questa “provvisorietà” dura da sette mesi, e contro di essa il circolo Thomas Sakara il 4 marzo scorso ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica chiedendo la chiusura della struttura e della tendopoli adiacente, “alla luce della documentazione dell’Azienda Sanitaria Locale e di altri organismi istituzionali che fin dal mese di ottobre sottolineavano l’inadeguatezza della palestra e poi della tendopoli”.
PalaNebiolo: chiuso ieri per carenze igienico-sanitarie
Dopo tante denunce. il PalaNebiolo è stato chiuso. Ieri: il Prefetto lo ha comunicato al Ministero dell’Interno dopo un sopralluogo della locale Azienda Sanitaria richiesto dal sindaco di Messina, da cui sono emerse importanti carenze igienico-sanitarie.
La tendopoli, invece, al momento è inagibile, perchè allagata: una situazione che si è verificata in realtà molte volte, visto “che il terreno su cui sorge non drena, e si sapeva già prima dell’installazione delle tende”, come ci dice Cordaro. Tante persone presenti nella tendopoli sono scappate, dopo aver passato dei giorni a provare a coprirsi in qualche modo. “Anche a noi verrebbe voglia di scappare da questa macchina infernale dell’emergenza!” scrive Alberto Biondo di Borderline Sicilia. Com’è possibile che, a fronte di una situazione che va avanti dal novembre 2013 – mese in cui il campo da baseball adiacente al palazzetto è stato coperto da 200 tende – non si è pensato di trovare una soluzione diversa?
Trascuratezza
La situazione dell’ “accoglienza” a Messina si può riassumere in una parola: trascuratezza. “C’è trascuratezza nella prima accoglienza, così come nella gestione dei problemi che inevitabilmente si vanno a creare in una situazione di questo tipo”. Problemi che vengono vissuti sulla pelle delle persone: dei migranti, e dei residenti.
Inizialmente ci pensavano i messinesi ad aiutare la gente: vestiti, cibi caldi, in mancanza di un’accoglienza che pure ci sarebbe dovuta essere. Alcune società, pagate per farlo, ne avevamo infatti la responsabilità, ossia la Sines Hospes, la Cascina Global Service e Sol.Co, già gestori del Cara di Mineo, vincitrici di una gara al ribasso da cui è rimasta esclusa la Sisifo (che aveva lanciato un’offerta di 30 euro pro die pro capite, contro quella – vincente – di 27 euro).
Come ogni anno, alla vigilia dell’estate gli sbarchi si intensificano, i numeri delle persone pure, e la situazione è diventata, ancora una volta, un’ ingestibile emergenza. “Si sta diffondendo inquietudine rispetto alla questione della salute. E, anche qui, il problema è, al di là degli allarmismi, la totale trascuratezza delle istituzioni preposte all’assistenza”.
In tutta questa situazione, il grande assente è il governo nazionale. Meglio: è “il grande responsabile”, come specifica Cordaro. E’ il Ministero dell’Interno a dover gestire l’accoglienza e gli sbarchi, al di là dell’innalzamento delle frontiere e della messa in atto di paradossali operazioni militar-umanitarie. Governo che, in questa situazioni, tace, limitandosi a una “colpevole latitanza”.
Le associazioni in prima linea per la difesa dei diritti e per una giusta accoglienza chiedono alla giunta comunale più coraggio: “Se l’amministrazione non riesce a trovare un punto d’incontro con la Prefettura, dovrà scavalcarla chiedendo di parlare direttamente con il Ministero”. Un punto di vista condiviso dall’assessore alla cultura Tonino Perna, polemico sulla mancata collaborazione dimostrata dalla Prefettura nella ricerca di nuovi spazi per l’accoglienza. Che non siano però nuovi spazi di segregazione: poco tempo fa il sindaco annunciava un incontro con il ministro della Difesa per usare la dismessa caserma Bisconte. “Fortunatamente gliel’abbiamo impedito: si tratterebbe, ancora una volta, di un enorme centro non funzionale, che darebbe gli stessi problemi degli altri grandi centri. Diventerebbe un Cara o un Cie”. Restituiamo le aree militari ai cittadini e alle cittadine: creiamo parchi e non prigioni, scrivevano i membri del circolo Thomas Sankara durante una visita del ministro Alfano a Messina che, con l’occasione di un’assemblea del Nuovo Centrodestra, aveva incontrato il sindaco messinese.
Le alternative ci sono
Quella di Messina è una situazione che va a incancrenirsi, un pantano radicato privo di uscite? No: le alternative ci sono, e – complice anche la totale assenza delle istituzioni nazionali – vengono dal basso. Il 19 aprile scorso una seduta straordinaria del Consiglio della V Circoscrizione , convocata dal presidente Santino Morabito insieme alle associazioni, ha gettato le basi per la creazione di un “percorso di sensibilizzazione che porti alla chiusura della tendopoli e alla riconsegna del Pala Nebiolo agli usi sportivi. E’ emersa anche un’opposizione alla scelta di altri luoghi concentrazionari come la caserma di Bisconte, e la volontà di promuovere un’accoglienza diffusa e solidale”. “Diffusa e solidale: ecco l’accoglienza da promuovere” sottolinea Carmen Cordaro, che prosegue: “A piccoli nuclei, gestibili in modo migliore e meno impattanti sul territorio. Lo chiederemo con forza”. E’ necessario che il governo ascolti.