E’ la sottomissione a un regime speciale a creare l’esclusione, afferma Zygmunt Bauman. E’ questo il nodo, la questione centrale della “vicenda Pomezia”. Una vicenda su cui in tanti stanno prendendo la parola, soprattutto tramite post, cinguettii su twitter e slogan politici, ancor più accaniti agli sgoccioli della campagna elettorale.
La vicenda è quella dei due menù previsti dall’anno prossimo nelle mense degli asili e delle scuole elementari di Pomezia (RM), come deliberato in Consiglio comunale il 27 dicembre 2013 (delibera n. 77 del 2013): un menù con il dolce e l’altro senza, con due prezzi diversi – 4,44 euro a pasto per il menù completo, 4 euro per quello privo di dessert, come indicato nel bando per la gara d’appalto lanciata un mese fa.
“Una scelta inaccettabile” l’ha definita la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli, a cui ha fatto eco il senatore e collega di partito Raffaele Ranucci. “Ignobile” secondo il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti.
“Una polemica solo elettorale” invece per il sindaco di Pomezia Fabio Fucci, appartenente al Movimento5Stelle. “La decisione – afferma Fucci – è stata presa con i rappresentanti dei genitori. Le famiglie lamentavano il costo alto del servizio e dopo un confronto sono arrivate le proposte dei genitori, tra cui quella del doppio pasto, ossia menù con quantità differenziate di cibo. Abbiamo pensato di mitigarla per rispondere da una parte all’esigenza di erogare un menu ‘leggero’ anche nel prezzo, dall’altra che non creasse discriminazione nei confronti dei bambini. Da qui l’idea del dolce a merenda. A mensa tutti i bambini mangeranno le stesse portate, nelle stesse quantità. Il dolce presente nel solo menu completo potrà essere distribuito a merenda e viene garantita la possibilità di portarlo da casa a coloro che usufruiscono del menu ‘ridotto’. Viene garantita così l’opportunità di scelta alle famiglie”.
Non nascondiamo il nostro stupore: siamo arrivati al punto di dover sottolineare la garanzia di questo diritto, come se fosse possibile mettere in dubbio la possibilità di scelta di un genitore se mettere o meno una mela nello zaino del figlio?
A proposito della partecipazione dei genitori, non tutti sono d’accordo: “Io l’ho visto oggi sul giornale” spiega un rappresentante di classe intervistato da Il Fatto Quotidiano, mentre un’altra rappresentante dichiara di aver ricevuto “la comunicazione dalla Commissione mensa: “Ci hanno detto, di punto in bianco, che è stato scelto di fare due menù, a nostro avviso contro ogni logica perché discriminante”.
In tutto questo, la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini afferma in un’intervista a Radio Capital: “Non conosco bene il caso, ma io sono per l’autonomia scolastica e non mi sembra una situazione di discriminazione”.
“Quanto sta accadendo è grave”, denuncia invece il segretario generale della Fp Cgil di Roma e Lazio, Natale di Cola, che annuncia: “La Fp Cgil chiede l’immediato ritiro del bando. In caso mancasse un ravvedimento, raccoglieremo noi tra i cittadini e i lavoratori i soldi necessari a garantire l’uguaglianza”.
Il problema, a voler ben guardare, sta proprio qui. Da anni assistiamo a una destrutturazione del sistema di welfare: i servizi vengono smantellati e, nella maggior parte dei casi, appaltati a cooperative e società, spesso sulla base di bandi di gara al ribasso, con uno sguardo molto attento all’aspetto economico ma, in modo speculare, estremamente carente per quanto riguarda la qualità del servizio offerto.
Spesso, sono i singoli individui a dover arrivare là dove non c’è lo stato: i genitori portino lo scottex, gli alunni la carta per la stampante, solo per fare degli esempi aderenti al settore dell’istruzione.
Un recente monitoraggio di Save the children rispetto ai servizi di refezione scolastica delle scuole primarie ha messo in luce carenze importanti, tanto che la ong ha avviato nei giorni scorsi la petizione online “Illuminiamo il Futuro”, rivolta in particolare al sindaco di Vigevano – secondo il monitoraggio la città che mette in atto le prassi peggiori, “con le rette tra le più alte d’Italia, nessuna esenzione per famiglie in difficoltà ed esclusione immediata dalla mensa del bambino e di eventuali fratelli e sorelle in caso di morosità dei genitori”. “La mensa scolastica deve diventare un diritto di base garantito a tutti i bambini, secondo standard di qualità certificati e uguali dappertutto. Ad oggi invece ogni comune si regola diversamente sia per le tariffe che per il servizio erogato”.
Dietro a questa situazione ci sono i tagli continui ai servizi sociali, in nome del leit motiv mancano i soldi.
In realtà quello che sembra manchi in misura crescente è la presenza dello stato nella garanzia del sistema di welfare e nell’effettuare dei controlli sui servizi, basandosi su criteri di qualità omogenei: in questo modo, tutto è lasciato in mano alla gestione dei comuni.
I servizi di welfare e la garanzia degli stessi dovrebbero assicurare a tutte e tutti pari accesso, senza alcun tipo di distinzione, ai servizi essenziali come sanità, assistenza, istruzione. La loro destrutturazione, al contrario, allarga la forbice tra chi ha i soldi e chi non ce l’ha (o ne ha meno). La vicenda di Pomezia ne è un esempio: se hai i soldi compri tutto, altrimenti per te abbiamo una soluzione diversa. La chiamano possibilità di scelta: ma una scelta obbligata non è una scelta.
La stessa retorica può avere come fulcro criteri differenziali diversi: qua è il reddito, in altri casi è la cittadinanza. Molti politici, soprattutto – ma non solo –in questo periodo pre-elettorale, fanno proprio il discorso del “prima gli italiani”. Il processo è identico: si istituiscono, nella mente delle persone prima ancora che nella pratica, dei regimi speciali. Che, appunto, generano solo esclusione. Contro lo smantellamento del welfare e il conseguente innalzamento di barriere sociali, si deve sottolineare ancora una volta un concetto semplice e sempreverde, fuori da appartenenze politiche e propagande elettorali, ma ad oggi troppo spesso ignorato: i diritti sono tali perché sono per tutte e tutti. Altrimenti sono privilegi.
Serena Chiodo