“Proseguono in modo sistematico le riammissioni di migranti verso la Grecia da parte delle autorità italiane”: la denuncia arriva da Medici per i Diritti Umani, che sottolinea che “nell’anno appena trascorso l’83% degli stranieri intercettati ai valichi di frontiera adriatici è stato rimandato nel paese ellenico”.
I dati sono confermati dal ministero dell’Interno: “Nel corso dell’anno trascorso sono stati 1.317 i migranti irregolari rintracciati negli scali marittimi di Venezia, Ancona, Bari e Brindisi (nel 2012 erano stati 1.809) di cui 1.091 sono stati riconsegnati alla Grecia (1.606 nel 2012), 178 risultavano minori e 117 hanno fatto richiesta di protezione internazionale”. Diffondendo i dati del ministero, Medici per i Diritti Umani (Medu) evidenzia come le riammissioni dei migranti avvengano “in base ad un accordo bilaterale messo più volte in questione da molte organizzazioni per la tutela dei diritti umani”. Una messa in questione legata sia “ai contenuti” dell’accordo, sia alle “modalità con cui viene applicato”.
Già nel rapporto PORTI INSICURI Medu documentava infatti come “la maggior parte delle persone che vengono riammesse avrebbe tutti i requisiti per fare richiesta d’asilo in Italia provenendo per la gran parte da paesi sconvolti da drammatici conflitti interni”. Il diritto alla protezione viene però violato con la riammissione in Grecia, operazione che per la maggior parte di queste persone coincide con il “vivere in condizioni inumane e degradanti in un paese piegato dalla crisi economica e da una violenza xenofoba senza precedenti, dove le possibilità di accoglienza e integrazione per i migranti sono ridotte al minimo e le tutele per i richiedenti asilo si dimostrano ancora oggi gravemente carenti”.
Le testimonianze raccolte da Medu nel corso dell’indagine svolta in Grecia e in Italia nel 2013 rivelano che “nell’85% dei casi i migranti riammessi hanno riferito di essere stati reimbarcati nel giro di poche ore sulla stessa nave con cui erano arrivati”. Non solo: “in otto casi su dieci i migranti riammessi hanno dichiarato di aver cercato inutilmente di comunicare alle autorità italiane la propria volontà di richiedere protezione internazionale o comunque di voler rimanere in Italia per il timore di quanto sarebbe potuto loro accadere in caso di ritorno”. Un aspetto che l’associazione definisce “particolarmente sconcertante”, soprattutto se si pensa che, “secondo i dati ufficiali, nel corso di tutto il 2013 appena il 9% dei migranti intercettati ai valichi di frontiera adriatici ha potuto fare richiesta di protezione internazionale”. La situazione appare ancora più preoccupante nel caso dei minori: i casi di riammissione di minori non accompagnati raccolti dagli operatori di Medu sono stati 26, e solo in “quattro casi sono state effettuate le procedure per l’accertamento dell’età prima che venisse eseguita la riammissione”.
L’Italia ha il diritto di controllare l’accesso al proprio territorio ma, come sottolinea Medu, alla base delle politiche di contrasto dell’immigrazione irregolare ci deve essere in ogni caso il rispetto dei “diritti fondamentali dei migranti, dei richiedenti asilo e ovviamente di soggetti particolarmente vulnerabili come i minori stranieri non accompagnati”.
Le indagini di Medu testimoniano come “nel caso delle riammissioni dai porti adriatici [..] l’Italia violi sistematicamente alcuni principi basilari sanciti dal diritto interno e internazionale quali il divieto di refoulement diretto e indiretto, il divieto di esporre i migranti al rischio di trattamenti inumani e degradanti, il divieto di espulsioni collettive”.
Proprio sulla base di diciannove testimonianze raccolte da Medu, “i legali dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) hanno potuto presentare un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, denunciando numerose violazioni del diritto interno ed europeo”.
Davanti al persistere di questa situazione, Medici per i Diritti Umani “torna a chiedere al Governo italiano la cessazione immediata delle riammissioni sommarie verso la Grecia e la garanzia di un reale accesso al territorio nazionale e alla protezione per i migranti che giungono ai valichi di frontiera adriatici”.
Clicca qui per il comunicato