L’estate 2020 a Marsala è stata costellata da numerosi episodi di violenza di gruppo. Un copione che si è ripetuto pressoché identico tante volte. In alcuni casi la notizia ha incontrato la dovuta attenzione, in altri meno. Si è parlato di “risse” nelle notti brave fra il sabato e la domenica, di violente aggressioni di gruppo.
L’ultima in ordine di tempo (una “classica rissa fra giovani violenti”, come riporta la stampa locale, ndr), sabato 28 settembre, alle due di notte, sempre nella zona tra il mercato, Porta Garibaldi e Piazza Mameli. Alcune di queste aggressioni hanno avuto un chiaro connotato razzista, anche se spesso è stato occultato. Ieri, è giunta la notizia dell’arresto di tre giovani italiani, tutti di Marsala (rispettivamente di 18, 24 e 34 anni), ritenuti i presunti “capi” del gruppo, più ampio, di aggressori. Sono accusati, a vario titolo, di violenza privata, minaccia, lesioni personali. Reati aggravati, secondo gli investigatori, dall’uso di corpi contundenti, e dal loro agire con “efferatezza e spietatezza e per finalità di discriminazione o di odio etnico razziale”.
Per gli inquirenti, si tratta di “raid punitivi nei confronti di inermi cittadini extracomunitari che subivano senza alcuna apparente ragione – se non quella razziale – le violenze fisiche e verbali del gruppo criminale”. I tre arrestati fanno parte dei tifosi ultras degli Street boys/nucleo ribelle del Marsala Calcio, già sottoposti a Daspo. Nel corso della perquisizione in casa di uno degli arrestati, la polizia ha trovato una pistola semiautomatica ed una serie di cartucce.
Arriva, quindi, la conferma di quanto avevamo potuto constatare durante la nostra attività di monitoraggio: non si trattava di casi “isolati”, ma di veri e propri raid criminali pianificati da un gruppo di giovani ben noto alla gente del posto. Tuttavia, come spesso accade, in pochi sono stati a sfondare il muro dell’omertà e a decidere di esporsi a denunciare e testimoniare. Le indagini sono state realizzate, sostanzialmente, solo con l’aiuto delle telecamere di sorveglianza collocate in diversi punti della città. Nel corso delle indagini, è infatti emerso che non solo le vittime non hanno collaborato perché chiuse nel terrore delle possibili vendette e ritorsioni, ma, in diversi casi, pur presentando delle ferite gravi, non sono neanche volute andare al pronto soccorso. In altri casi, ci sono stati dei testimoni diretti delle aggressioni che, anziché intervenire, hanno incitato a picchiare con più violenza.
La dinamica delle aggressioni è stata quasi sempre la stessa: il gruppo (che la stampa si ostina a definire “branco”) appena individuava una possibile vittima, cominciava ad insultarla, per poi picchiarla, “con veemenza e ferocia” e pronunciando insulti razzisti: “Africani di merda! Qui siamo a Marsala … qui non dovete stare!!“. E la violenza (è stato accertato dagli inquirenti, ndr) colpiva non solo le vittime, ma anche i pochi malcapitati che tentavano di dare loro soccorso. Calci, pugni e ginocchiate contro inermi cittadini stranieri che subivano le violenze fisiche e verbali. E ancora sedie in legno, tavolini e bottiglie usati come armi. Secondo gli inquirenti, questi giovani agivano “accecati da una rabbia bestiale, immotivata”. Il gruppo “si muoveva come un commando” e agiva “come una vera e propria squadra punitiva”.
Poco più di un anno fa (era il 25 agosto), anche quella avvenuta all’interno dell’Antico Mercato è stata una vera e propria aggressione a sfondo razzista nei confronti di un gruppo di ragazzi africani che stavano trascorrendo la serata in un bar. Già prima di quell’episodio erano accaduti fatti analoghi. Ma per tornare ai casi più recenti dell’estate appena trascorsa, ricordiamo fra i tanti, l’episodio della notte tra sabato 9 e domenica 10 agosto: ancora una volta un giovane cittadino straniero viene aggredito e malmenato in pieno centro. Sempre questa estate ad altri giovani cittadini stranieri era stato impedito l’ingresso all’Antico Mercato, zona della cosiddetta “movida” cittadina. L’ultimo grave episodio di aggressione razzista, è avvenuto meno di un mese fa (l’11 settembre). Sempre di sabato notte, intorno alle tre del mattino. Due coppie stavano tornando a piedi, verso casa, in Via Garibaldi. Due ragazzi neri con due ragazze italiane, una delle quali incinta. Ubriachi, gli aggressori hanno prima scaraventato una sedia e il tavolo di un bar contro la ragazza incinta, che è stata colpita ad un fianco. E poi hanno cominciato la loro caccia all’uomo con delle bottiglie rotte in mano. I giovani hanno tentato la fuga, ma, arrivati all’incrocio con Via Abele Damiani sono stati raggiunti da un altro gruppo venuto a dare man forte agli aggressori. Al grido di “Africani di merda, dovete morire!“, i due giovani neri sono stati picchiati e anche chi ha cercato di difenderli è stato aggredito e malmenato. Una ventina almeno le persone coinvolte, e solo l’arrivo della volante polizia ha evitato il peggio.
Si è ripetuto, insomma, il “copione” delle altre aggressioni precedenti, al grido di “Così imparano a rispettare gli italiani”. Ora si cercano gli altri componenti del gruppo.
Una vicenda che ci ricorda ancora una volta quanto sia importante fare in modo che la violenza e il razzismo non diventino “normali” tra i giovani e non solo.