Mentre a Milano, durante il primo incontro del semestre italiano di presidenza europea, i ministri degli interni dei paesi europei discutono, tra le altre cose, di immigrazione, le persone continuano a perdere la vita. La guardia costiera libica ha informato l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) della morte di dodici persone, trovate su una barca. Sono tre cittadini siriani – una donna e i suoi due bambini -, tre eritrei e sei persone ancora da identificare. Secondo le prime ricostruzioni, l’imbarcazione si sarebbe capovolta al largo di Tripoli.
Nel frattempo, il titolare del Viminale, Angelino Alfano, ha avanzato la richiesta che Frontex sostituisca Mare Nostrum. Immediata la risposta della Commissaria europea agli Affari Interni Cecilia Malmstrom: “Frontex è una piccola agenzia e non può subentrare” a Mare Nostrum, che è “vasta e costosa”. “Chiediamo all’Italia- ha aggiunto Malmstrom – di sedersi con noi e Frontex per definire esattamente quale sia la stima di cosa potrebbe servire per diminuire gradualmente, ma comunque mantenere, una presenza nel Mediterraneo. Una volta che sapremo in modo più preciso cosa serve, dobbiamo andare dagli stati membri. Non abbiamo i mezzi per sostituirci, a meno che tutti gli stati membri non contribuiscano”. Le ha fatto eco il ministro Alfano: “E’ un progetto da concordare. Adesso ci sediamo e stabiliamo gli elicotteri e tutto quello che serve”.
Per quanto riguarda l’accoglienza, Malmostrom ha sottolineato che “adesso 8 o 9 paesi si prendono tutta la responsabilità”, esortando quindi gli altri stati a “fare di più”.
In sintesi: nulla di fatto. La necessità di agire in modo coordinato a livello europeo è continuamente sollevata, a parole. Ma a questo non seguono i fatti.
E mentre gli uomini e le donne continuano a provare a raggiungere l’Europa, rischiando la vita, i ministri dell’Interno insistono sulla necessità di “punire l’immigrazione irregolare” e di costruire “mirate campagne informative sull’ingresso in UE”.