700, 900 persone o forse più sono morte in mare nel canale di Sicilia. Questo è un crimine e va fermato.
Non servono parole, servono fatti.
E il fatto necessario in questo momento è rilanciare immediatamente un’operazione di ricerca e soccorso in mare. Se l’Europa non vuole farlo, che lo faccia immediatamente il Governo italiano.
Il rimpallo di responsabilità tra l’Italia e l’Europa, annegato in fiumi di retorica e parole ipocrite di cordoglio, è vergognoso. 1100 persone morte in sei giorni che si aggiungono alle migliaia che abbiamo pianto negli ultimi anni sono un crimine contro l’umanità. Che deve essere fermato subito non importa da chi, ma subito.
Non esiste nessuna contabilità che possa dichiarare “insostenibile” la messa in salvo di vite umane.
Servono navi attrezzate a portare soccorso in mare e devono essere autorizzate a intervenire ben oltre le 30 miglia in cui si muovono i mezzi di Triton.
Serve un piano immediato nazionale che coinvolga tutti i comuni in attività doverose di accoglienza dignitosa.
Intanto si faccia questo. Subito.
Poi, si cerchi di fare pressione sull’Europa convincendola a varare un piano europeo di ricerca e soccorso in mare, di apertura di corridoi umanitari che facilitino l’arrivo delle persone in Europa e di riforma del regolamento Dublino III.
Nessuno di noi può stare a guardare altrimenti diventa complice di un omicidio di massa. Martedì 21 aprile dobbiamo essere tutti in piazza dovunque si manifesti per chiedere al Governo Italiano e all’Europa di recuperare quel minimo di umanità senza il quale non può esserci futuro: per nessuno.
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