Ancora morti nel Mar Mediterraneo. Martedì scorso dodici persone hanno perso la vita al largo delle coste libiche, a 40 miglia da Tripoli. Quattro donne e otto uomini, tutti tra i diciotto e i trent’anni, schiacciati dalla calca e annegati durante il naufragio del gommone, su cui viaggiavano insieme ad altre 130 persone, che ha iniziato a prendere acqua a causa di alcune falle. I superstiti sono stati tratti in salvo e portati a Palermo sabato (11 luglio) dalla nave Dattilo della Guardia Costiera. Con loro altre persone, 717 secondo le cronache: viaggiavano su sette gommoni, intercettate e soccorsi in diverse operazioni al largo di Tripoli. Diversi i paesi di origine: per lo più Ghana, Gambia, Senegal, Somalia, Sierra Leone, Nigeria, Eritrea. Le indagini aperte dalla Procura del capoluogo siciliano sulla morte dei dodici migranti hanno portato all’arresto di nove persone – anch’esse arrivate a Palermo a bordo della Dattilo – accusate di “favoreggiamento dell’immigrazione irregolare”.
Sempre martedì scorso, una barca è affondata tra le isole greche Agathonisi e Farmakonisi, nel mar Egeo. Quattro i corpi recuperati, diciannove le persone disperse. Il cinque luglio, nei pressi di El-Bibane, nel sud della Tunisia, sono stati rinvenuti in mare i corpi senza vita di cinque persone.
Secondo il sindaco di Palermo Leoluca Orlando “l’egoismo dell’Europa è complice di questo genocidio. Fra qualche tempo noi europei verremmo chiamati responsabili e complici di questo genocidio, come ancora oggi dopo settant’anni i tedeschi vengono considerati complici degli stermini nazifascisti”.
La strage che continua a compiersi nel Mar Mediterraneo assume ogni anno dimensioni più spaventose: sono 3.419 le persone che hanno perso la vita in mare nel 2014, secondo l’Unhcr. Per quanto riguarda il 2015 sono oltre 1.900 le persone che hanno perso la vita in mare sino ad oggi. E’ il dato diffuso dall’Organizzazione internazionale per le Migrazioni (Oim), basato su una stima per forza di cose al ribasso: perché è impossibile stabilire con certezza il numero delle morti in mare, a causa dei molti dispersi. “Il numero di morti in mare è iniziato a diminuire a partire da maggio, ossia da quando Frontex ha dispiegato maggiori forze marittime nel Canale di Sicilia”, si legge nella nota della ong, che comunque sottolinea: “Nonostante questo il Mediterraneo continua a essere letale”.