A Buon Diritto e il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) – in qualità di membri della Rete legale di supporto ai migranti in transito (A Buon Diritto Onlus, Baobab experience, Consiglio italiano per i rifugiati, Radicali Roma) – hanno presentato due ricorsi presso il Tribunale di Roma contro l’Ufficio Immigrazione della Questura perché viola i diritti dei titolari di protezione internazionale, impedendo, di fatto, a molti di loro il rinnovo del permesso di soggiorno. Sono state presentate due istanze di accesso agli atti, il 7/1/2019 e il 25/1/2019, a Prefettura, Questura, Questura – Ufficio immigrazione e Comune di Roma, per prendere visione delle “disposizioni di organi superiori”, menzione con la quale la Questura giustifica il mancato rilascio del permesso di soggiorno. Il quadro che ne è emerso desta numerose preoccupazioni, anche per le illazioni espresse da alcune istituzioni rispetto alla condizione e alle intenzioni dei cittadini stranieri senza dimora. Le organizzazioni hanno deciso di rendere pubblici questi documenti per offrire uno strumento ad avvocati e associazioni a tutela degli interessi del loro assistiti e per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema. Per uno dei due ricorsi, presentato in urgenza, il Giudice ha già ordinato alla Questura di Roma l’immediato rilascio del rinnovo del permesso di soggiorno.
Di fatto, da ottobre 2018, ai titolari di protezione internazionale non è consentito rinnovare il permesso di soggiorno se senza dimora e iscritti nell’apposito registro anagrafico del Comune di Roma, presso l’indirizzo convenzionale di via Modesta Valenti. L’orientamento della Questura – Ufficio immigrazione è risalente nel tempo, ma non aveva ancora colpito tali soggetti, vulnerabili per definizione. La posizione dei cittadini stranieri regolarmente soggiornanti a Roma si è aggravata ulteriormente e rischia di creare una vera e propria emergenza sociale. Basti pensare che, pur avendone diritto, senza il permesso di soggiorno non è possibile iscriversi al Ssn, stipulare contratti di lavoro o di locazione, accedere alle graduatorie per l’assegnazione delle case popolari etc. Insomma, tutte quelle misure che costituiscono un limitato, ma indispensabile, argine alla povertà e all’emarginazione.
“Esprimiamo preoccupazione – scrivono in una nota le due associazioni – per la discriminazione in base al censo delle autorità e desta stupore la presa di posizione e la poca lungimiranza del Comune di Roma che, al posto di riconsiderare la strutturazione dell’iscrizione al registro dei senza dimora in modo da renderlo più efficiente, scelga di avallare pratiche illegittime il cui unico esito è quello di creare, solo in questo caso, potenziali pericoli per ordine e sicurezza pubblica e emarginazione. Le cui conseguenze, inevitabilmente, ricadono sull’amministrazione capitolina e non sulle altre istituzioni coinvolte. Ci auspichiamo che queste pratiche siano destinate a cessare, una volta e per tutte. Il riconoscimento e l’implementazione dei diritti di tutti sono gli unici argini a una deriva pericolosissima, causata da ignoranza, luoghi comuni ma, soprattutto, da una scarsa capacità di analisi dei fenomeni e di assunzione di precise responsabilità delle istituzioni“.
Le conseguenze sulla vita di queste persone rischiano di essere devastanti: si tratta di beneficiari di protezione internazionale cui viene, di fatto, negata la possibilità di continuare a vivere dignitosamente nel nostro paese, mettendo a rischio l’accesso ai servizi e la stessa condizione di regolarità sul territorio.
I documenti dell’accesso agli atti: