“Le immagini che abbiamo visto del centro di Lampedusa sono sconvolgenti e inaccettabili. Contatteremo le autorità italiane per chiedere maggiori informazioni”. Reagisce così Cecilia Malmström, commissario responsabile degli Affari interni dell’Europa, alle immagini diffuse dal Tg2, in cui si vedono alcune persone trattenute nel Cpsa di Lampedusa nude in fila davanti agli altri migranti e agli operatori della cooperativa che gestisce il centro per la disinfestazione contro il possibile insorgere di scabbia (malattia che, è bene sottolinearlo, le persone nel centro non hanno e che potrebbero contrarre nella struttura, a riprova delle sue inesistenti condizioni igieniche).
In una nota, Malmström annuncia che la Commissione ha già iniziato a “indagare sulle deplorevoli condizioni che si verificano in molti centri di detenzione italiani, inclusa Lampedusa, e non esiteremo a lanciare una procedura di infrazione per assicurarci che gli standard e gli obblighi posti dall’Unione europea siano pienamente rispettati”.
Secondo la nota, l’assistenza e il supporto europeo “alle autorità italiane nel gestire i flussi migratori potranno continuare solo se il Paese garantisce condizioni umane e dignitose a migranti richiedenti asilo e rifugiati“.
Ci auguriamo che l’intervento dell’Unione Europa possa effettivamente essere la spinta per un reale cambiamento, visto che fin’ora si è assistito a dichiarazioni e prese in carico solo a parole. Non possiamo tuttavia dimenticare che nell’ottobre scorso era stata proprio Cecilia Malmström a annunciare un rafforzamento delle operazioni di controllo, con un incremento dei fondi per Frontex e l’avvio dell’operazione Eurosur: operazioni che non vanno certo, come denunciato da più parti, nella direzione di una maggiore garanzia e tutela dei diritti delle persone che tentano di raggiungere l’Europa.
Nel frattempo, su quanto emerso dal servizio del Tg2 e dalle immagini, girato lo ricordiamo da uno dei migranti ospitati nel centro, la procura di Agrigento ha aperto un fascicolo, ipotizzando al momento il reato di violenza privata a carico di ignoti. Il procuratore capo di Agrigento acquisirà la versione integrale del video: il filmato diffuso dal Tg2 è infatti solo una parte di quanto ripreso da un cittadino siriano presente nel centro.
Sulla vicenda è intervenuto anche Cono Galipò, amministratore delegato della cooperativa che gestisce il Cpsa, spiegando che quello che si vede nel video è “una consuetudine praticata a loro difesa’‘. Secondo Galipò gli operatori seguirebbero “un protocollo sanitario da seguire quando si spruzza un prodotto come il benzoato di benzina, un prodotto venduto in farmacia. Va diluito e con perizia distribuito sul corpo. Ma preferiamo nebulizzare lo stesso getto in modo da evitare rossori, bruciature, effetti collaterali. Tutto questo serve per evitare l’insorgere di malattie, di manifestazioni fastidiose, a cominciare dalla scabbia, da pruriti, dal rischio di fenomeni simili”. Perchè sottoporre le persone a questo trattamento all’aria aperta e davanti a tutti? “Abbiamo un container con appena sedici bagni. Un container dove quel giorno venivano ospitate 300 persone. Avremmo poi dovuto bloccare l’uso dei bagni, attendere di smaltire odori e prodotto. All’aperto si disperde tutto”. Insomma la colpa non sarebbe degli operatori, ma delle condizioni in cui si trova la struttura, con poco personale, sempre sovraffollata in una quotidiana emergenza, dove al posto dei letti ci sono pezzi di gommapiuma buttati a terra.
Sicuramente è necessaria e davvero urgente una diversa organizzazione a livello nazionale, richiesta più volte anche dalla sindaca di Lampedusa Giusu Nicolini: una gestione non più emergenziale del sistema d’accoglienza. Comunque, ovunque stiano le colpe, la situazione non cambia: le persone vengono stipate in una struttura che viene ostinatamente chiamata “di primo soccorso e accoglienza”, senza servizi, senza infrastrutture, dove vengono sottoposte a trattamenti inumani e degradanti.