C’è anche il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione (Ncd) tra i sei indagati per turbativa d’asta nell’inchiesta della Procura di Catania sull’appalto per la gestione del Cara di Mineo. Lo si rileva dagli atti di “Mondo di mezzo”, l’inchiesta con cui la procura di Roma nell’aprile 2014 ha fatto luce sull’ “intreccio perverso tra politica, criminalità e affari” – come scrivevamo allora – che si è impadronito della gestione dell’accoglienza dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati così come dei cosiddetti “campi nomadi”, a Roma ma non solo. Un vero e proprio business che ha lucrato sulle vite di persone quotidianamente strumentalizzate dai media e dalla politica, spesso proprio da quella politica che poi su di esse specula -come rivelato dall’inchiesta – ricavandone profitti personali. Un business che, come denunciano le carte, si rivela sempre più ampio e composito. Le cronache di questi giorni riportano i nomi degli indagati e degli arrestati – 44 per ora -, tra responsabili politici, rappresentanti istituzionali, presidenti di cooperative (per info sulla cronaca dei fatti vedi tra gli altri qui, qui o qui).
La situazione rivelata dalle carte lascia sconfortati, ma non certo sorpresi: da tempo alcune associazioni – tra cui Lunaria – ne hanno denunciato l’illegalità e le criticità. Il Cara di Mineo ne è un esempio lampante: da anni associazioni locali e nazionali, prima fra tutte la Rete antirazzista siciliana, segnalano le problematicità della struttura, le lacune istituzionali, le violazioni dei diritti. Alle loro denunce si associano le proteste dei richiedenti asilo trattenuti nel centro, che vengono ogni volta represse con l’uso della forza pubblica. Le denunce, invece, sono sistematicamente ignorate. (ad esempio si veda Cara accoglienza, Rete antirazzista catanese: chiudere il cara, La nostra Europa non ha confini). Già nel giugno 2011 il rapporto del Servizio Sprar “Il diritto alla protezione” descriveva il Cara e le sue criticità, ben conosciute dal Ministero dell’Interno visto che il dossier è stato finanziato con Fondi comunitari e edito dallo stesso Viminale. In un capitolo ad hoc, “Il ‘villaggio della solidarietà’ di Mineo: un luogo sospeso”, le associazioni descrivono le problematiche del centro, che perdurano ancora oggi. Come sottolineato anche da Asgi e Borderline in un documento pubblicato alla fine del 2014, illegalità e criticità da tempo sono note alle autorità (per info Cara di Mineo: illegalità documentate e già note alle autorità). Lo scorso marzo Alessandra Sciurba raccontava la visita all’interno del Cara di Mineo – il “centro di accoglienza per richiedenti asilo” più grande d’Europa -, definendolo “il centro della speculazione”. Recentemente Medu ha svolto un’audizione davanti alla Commissione Parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione e trattenimento dei migranti proprio a proposito del Cara di Mineo.
A fronte di tutte le denunce, e dell’inchiesta della procura di Roma, il Cara di Mineo è ancora aperto e funzionante. Ad oggi migliaia di persone sono trattenute in una struttura che tutti – associazioni, media, istituzioni – sanno essere coinvolta nelle indagini. Un centro al cui interno le violazioni dei diritti umani sono costanti e ormai conosciute. Un luogo in cui la dignità viene calpestata ogni giorno. E in cui su tutto questo si lucra. Nonostante tutto il Cara di Mineo è ancora attivo. Ora, ancora più di prima, è invece necessario porre un freno a questa situazione che, insieme a molte altre documentate nell’inchiesta, è stata creata e alimentata innanzitutto dalla gestione emergenziale con cui si è scelto di (non) occuparsi dell’accoglienza.