L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha pubblicato un nuovo rapporto, Viaggi Disperati, con i dati aggiornati al 2018. Il nuovo report dell’Unhcr si rivolge alla comunità internazionale chiedendo di agire e reagire al fine di prevenire nuove tragedie, soprattutto nel Mediterraneo.
Viaggi Disperati illustra, al di là dei numeri, i pericoli che i rifugiati affrontano lungo le rotte marittime e terrestri nel lungo viaggio verso l’Europa o al suo interno.
L’Europa ovvero l’approdo
I primi sette mesi del 2018 hanno registrato complessivamente un numero di rifugiati e migranti arrivati in Europa inferiore rispetto ai due anni precedenti, con un aumento di arrivi in Spagna e in Grecia, ma un calo significativo di arrivi in Italia. Lungo la rotta del Mediterraneo centrale, il principale punto d’ingresso in Europa nel 2014, 2016, e 2017, si sono verificati ulteriori cambiamenti nel corso dei mesi passati, che si sono aggiunti alle restrizioni imposte nel 2017. Questi cambiamenti includono il rifiuto dell’Italia di consentire le operazioni di sbarco di alcune imbarcazioni di ONG che trasportavano rifugiati e migranti soccorsi a partire dall’inizio di giugno, ed il parallelo rafforzamento della capacità di soccorso e intercettazione della Guardia Costiera libica. L’impatto di tale cambiamento ha comportato che rifugiati e migranti si trovino a viaggiare su imbarcazioni sovraffollate e insicure con traversate di maggiore durata e lungo rotte più lunghe prima di poter essere avvistati e soccorsi (o intercettati), con un numero inferiore di attori in grado di assicurare assistenza in caso di rovesciamento in acque internazionali.
La Libia ovvero la partenza o il ritorno
Le autorità libiche hanno intercettato o “salvato” 18.400 persone tra agosto dell’anno scorso e luglio di quest’anno, segnando un aumento del 38% rispetto allo stesso periodo del 2016 e 2017. Chi viene riportato in Libia, sottolinea Unhcr, viene spesso rinchiuso in centri di detenzione sovraffollati e in condizioni precarie, dove la possibilità di perdere la vita è elevatissima (a questo proposito molto interessanti risultano le letture della Posizione sui rimpatri in Libia, sempre redatto dall’Unhcr, e pubblicato in questi giorni insieme all’ultimo rapporto sulla missione in Libia consegnato al Consiglio di sicurezza Onu del 24 agosto). Ma a fronte di un calo nel numero totale di persone che arrivano in Europa, si registra però un drastico aumento del tasso di mortalità, in particolare tra coloro che affrontano la traversata del Mediterraneo.
I morti di frontiera
Secondo il nuovo report dell’Unhcr, alla fine di luglio 2018 quasi 1.600 persone risultano morte o disperse lungo le rotte del Mediterraneo e quelle terrestri, non includendo quelle che hanno perso la vita lungo le rotte verso e attraverso il Nord Africa, come per esempio nel deserto del Sahara o in Libia. Nonostante il calo di partenze dalla Libia, il numero di persone che perdono la vita in mare durante la traversata è aumentato proporzionalmente, con una persona che muore ogni 18 che arrivano in Europa, attraverso la rotta del Mediterraneo centrale, fra gennaio e luglio di quest’anno, rispetto ad una su 42 nello stesso periodo nel 2017. Alla fine di luglio, circa 1.100 persone sarebbero morte in mare lungo la rotta del Mediterraneo centrale nel 2018.
Lungo la stessa rotta, finora, quest’anno si sono registrati dieci incidenti nei quali 50 o più persone sono decedute in un unico incidente in mare, la maggior parte dopo la partenza dalla Libia. Lungo le rotte terrestri presso le frontiere europee e attraverso l’Europa, si sono registrati almeno 74 rifugiati e migranti morti dall’inizio dell’anno durante il viaggio verso una frontiera o al momento di attraversarla, rispetto ai 42 dello stesso periodo dell’anno precedente.
Le raccomandazioni finali
“Questo rapporto conferma come il Mediterraneo sia uno dei passaggi marini più pericolosi al mondo”, ha affermato Pascale Moreau, direttore dell’ufficio europeo dell’Unhcr. “Di fronte ad un crollo degli arrivi in Europa non siamo più di fronte ad un test su come gestire questi numeri di persone, ma di come l’Europa può mostrare umanità salvando delle vite”, ha aggiunto.
Nelle raccomandazioni finali, l’Unhcr conclude ed esorta gli Stati a garantire a coloro che richiedono la protezione internazionale un accesso immediato alle procedure per l’asilo, invitandoli inoltre a rafforzare i meccanismi volti alla tutela e protezione dei minori, soprattutto quelli che viaggiano soli. Per l’Unhcr è essenziale facilitare ai rifugiati l’accesso alle procedure legali, rimuovendo gli ostacoli ai ricongiungimenti familiari. E’ inoltre indispensabile fornire alternative alle tratte, potenzialmente a rischio di vita, attualmente percorse dai profughi.
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