Quasi con sprezzo fa riferimento alle “attività sistematiche di prelievo in mare di cittadini stranieri”, l’ultima direttiva del Ministro dell’Interno indirizzata ai vertici delle autorità per la sicurezza interna.
Destinataria unica dell’atto la Mare Jonio, la nave supportata da Mediterranea Saving Humans, salpata per una nuova missione di verifica nel Mediterraneo meridionale appena il 14 aprile scorso. Tali attività, agli occhi del Viminale, non fanno che accrescere “il pericolo di situazioni di rischio per la vita umana in mare” e possono “determinare rischi di ingresso sul territorio nazionale di soggetti coinvolti in attività terroristiche o comunque pericolosi per l’ordine e la sicurezza pubblica”.
Per questi motivi, e senza il minimo accenno alla situazione in Libia, né alla conseguente crisi umanitaria, l’atto del Ministro dell’Interno intima le forze dell’ordine e militari, a vigilare affinché il comandante della nave si attenga alla normativa nazionale e internazionale in tema di salvataggio in mare. Il tutto accompagnato dai soliti tweet sul rischio di invasione e sulla necessità di mantenere i #portichiusi. E ciò nonostante, è bene ricordarlo, nessun atto ministeriale abbia mai realmente imposto il generale divieto di approdo di navi nei porti nazionali. Che non vi sia alcun provvedimento formale di chiusura dei porti italiani è confermato anche dalle richieste di accesso agli atti rivolte ai Ministeri dei Trasporti e dell’Interno, avanzate da ASGI.
La replica di Mediterranea Saving Humans non si è fatta certo attendere. Attraverso un comunicato diffuso sulle proprie pagine social, i promotori dell’iniziativa hanno evidenziato che l’ultima “direttiva ad navem” è stata scritta “come se il governo vivesse in un mondo parallelo”: priva di qualsiasi accenno alla guerra civile in corso in Libia e ai relativi obblighi internazionali nei confronti delle persone che in quei luoghi rischiano la vita, sono soggette a torture o che negli anni sono annegate sulla rotta del Mediterraneo centrale. Eppure le Convenzioni internazionali sui diritti umani, e più nello specifico sul diritto del mare, sanciscono l’obbligo imperativo per gli Stati di tutelare la vita umana in mare attraverso operazioni di soccorso. Tali obblighi, vale la pena ricordarlo, prevalgono su qualsiasi scelta politica, e di qualsiasi livello, di contrasto all’immigrazione irregolare.
Sono queste le disposizioni internazionali che dovrebbero essere richiamate e messe al centro delle iniziative politiche italiane ed internazionali. Specie in momenti come questi.