Prima una mozione -bocciata- . Poi un progetto di legge, anche questo respinto. Sono state queste le mosse intraprese nei mesi scorsi da Umberto Ambrosoli di Patto Civico, sostenute da PD e Movimento 5 Stelle. L’obiettivo era dare finalmente attuazione alle “Indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera”, approvate dalla Conferenza Stato-Regioni lo scorso 20 dicembre, che dovrebbero essere recepite da tutte le Regioni italiane.
In particolare, le proposte miravano a garantire il pediatra ai figli di cittadini stranieri privi di permesso di soggiorno, e ad assicurare l’accesso all’assistenza sanitaria a tutte le persone, anche se prive di documento, senza il rischio di incorrere in una segnalazione all’autorità di pubblica sicurezza: tutte misure contenute nelle indicazioni.
Nessuna di queste proposte è stata presa in considerazione dalla maggioranza in Consiglio- Pdl, Lega Nord, Fratelli d’Italia.
Ma ora, una voce si leva anche da un consigliere Pdl: Stefano Carugo (Cl), membro della Consulta Nazionale del Pdl Sanità Ricerca e Università, annuncia infatti che in settimana presenterà un progetto di legge per chiedere alla Regione, guidata dal leghista Roberto Maroni, più cure pediatriche per i bimbi clandestini. “Non serve un pediatra di famiglia, ma piuttosto un potenziamento degli ambulatori che già ci sono nelle Asl e una partnership più forte con associazioni come il Naga”, afferma Carugo.
La questione, in realtà, è più generale: la Lombardia infatti non ha dato attuazione all’accordo Stato- Regioni, e non sembra intenzionata a farlo. Almeno stando alle parole dell’assessore alla sanità Mario Mantovani: citando i dati delle prestazioni ambulatoriali raccolte dal ministero dell’Interno, “emerge chiaramente – afferma Mantovani – che i migranti non si rivolgono solo al Pronto soccorso, ma anche agli ambulatori creati nelle Asl. Sulla salute in Lombardia nessuno può sentirsi abbandonato: intendiamo andare avanti con i progetti sperimentali adottati fin qui”. Il fatto, però, è che l’accordo Stato-Regioni è stato approvato proprio per armonizzare e uniformare i percorsi di accesso e l’erogazione delle prestazioni sanitarie in tutto il territorio nazionale.
Fino ad oggi, in Lombardia non c’è stata alcuna delibera regionale sull’argomento, e tutti gli interventi in tal senso sono stati respinti.
Per questo, le associazioni Avvocati per niente, Asgi e Naga hanno fatto ricorso al Tar, come tra l’altro aveva già annunciato tempo fa l’Asgi in un appello diffuso insieme alla SIMM e all’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale.