“Da oggi i minori stranieri con meno di 14 anni, con genitori immigrati senza permesso di soggiorno potranno iscriversi al Servizio Sanitario Regionale della Lombardia”: lo stabilisce la circolare diramata ieri a tutte le Asl regionali. Con questo provvedimento, la regione Lombardia dà attuazione a quanto previsto nelle Linee Guida sulla sanità regionale: linee guida presentate lo scorso dicembre dalla Lombardia, a seguito della causa di discriminazione promossa contro la Regione da Asgi, Avvocati Per Niente, Naga e Anolf – Cisl.
Le precedenti linee guida, infatti, presentavano “la clamorosa mancata previsione, tra i beneficiari, dei minori figli di cittadini comunitari privi di iscrizione anagrafica (e dunque “irregolari”) – scrivono le associazioni – oltre a diversi punti che andavano chiariti, come la necessità di prevedere l’obbligo del pediatra di accettare la visita, la definizione di chiare modalità di accesso agli ambulatori e di rilascio del codice fiscale”. Rilievi che “sono stati finalmente recepiti nella circolare”.
Ora, grazie a questa circolare, “i genitori possono recarsi in una Asl che, accertati i dati anagrafici del minore e la sua età, rilascerà un documento cartaceo con il quale gli stessi potranno recarsi da qualsiasi pediatra, che fornirà la prestazione e verrà poi pagato direttamente dalla Regione”. Inoltre, “i minori stranieri, come gli italiani, potranno accedere direttamente agli ambulatori pediatrici senza impegnativa del pediatra”.
Allarme discriminazione rientrato dunque? Non del tutto: “i minori – denunciano le associazioni – saranno iscritti al Sistema Sanitario Regionale, ma non sarà loro assegnato il Pediatra di libera Scelta, contrariamente a quanto avviene per i minori italiani”.
“Un passo certamente avanti” anche per Salvatore Geraci, Responsabile Area sanitaria della Caritas e coordinatore dei Gruppi Immigrazione e Salute della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni. Geraci però sottolinea come la mancanza dell’assegnazione del pediatra rappresenti, ancora, una grave mancanza per la tutela del diritto alla salute. Non solo: “Rileviamo l’incongruenza con la Convenzione di New York, ratificata integralmente con legge dello Stato italiano, testo di riferimento per l’emersione del diritto assistenziale per tutti i minori definiti con l’età compresa da 0 a 18 anni, e non solo fino a 14”, afferma Geraci, che evidenzia anche come nella circolare non venga esplicitata “l’inclusione dei minori figli di cittadini comunitari non residenti”.
La circolare della regione Lombardia arriva in attuazione dell’accordo Stato-Regioni “Indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera”. Un accordo che mira ad assicurare l’accesso all’assistenza sanitaria a tutte le persone, anche se prive di documento, e che dovrebbe essere recepito da tutte le regioni.
“Ad oggi però – sottolinea Geraci – il Ministero della Salute non ha diramato delle indicazioni operative con particolare riferimento proprio alla tutela dei minori. Alcune regioni hanno così recepito formalmente l’Accordo: per l’attuazione, però, rimangono in attesa di indicazioni. Paradossalmente, le regioni Emilia-Romagna e Lombardia, che non hanno formalmente recepito l’Accordo ne hanno dato però attuazione, attraverso la redazione di indicazioni regionali”.
Per quanto riguarda i punti che ancora sanciscono delle discriminazioni tra minori italiani e non, le associazioni annunciano: “Stiamo riflettendo se proseguire la causa su questo punto che riteniamo molto rilevante sia in termini di efficacia dell’applicazione della circolare che di effettiva garanzia di un diritto e di una continuità assistenziale”.