Niente riduzione delle tariffe nelle scuole se non produci i certificati sulla tua situazione patrimoniale nel tuo Paese di origine. Miliardari a casa loro; collaboratrici familiari, braccianti, operai e manovali in Italia. Devono avere pensato questo, gli amministratori locali di Lodi nel redigere il regolamento discriminatorio che per accedere ai servizi di mesa e di scuolabus chiede agli stranieri residenti nel comune di certificare le proprietà di cui sono titolari nel Paese da cui provengono. Il regolamento era noto da tempo, ma con l’apertura delle scuole è entrato in vigore. E così diversi cittadini stranieri residenti in Italia si sono trovati a pagare tariffe scolastiche come se fossero milionari – nel video qui sotto una signora egiziana spiega di pagare 10 euro al giorno per la mensa, contro i due dello scorso anno.
L’amministrazione comunale leghista si difende spiegando che applica solo la legge: la riduzione delle rette scolastiche si ottiene quando il proprio reddito non supera una certa soglia e se i cittadini stranieri fossero multi-proprietari “a casa loro” sarebbe giusto farli pagare quanto i ricchi italiani.
Il regolamento presenta tre ordini di problemi.
Innanzitutto quelli burocratici: certe carte non le producono i consolati e, dunque, i costi per ottenerle possono essere molto alti. Una signora dice di aver pagato 700 euro per averli. Il secondo problema è di ordine materiale: avere una casa di proprietà in Togo, Salvador o Bangladesh non equivale ad essere benestanti in Italia. Nemmeno all’essere piccoli proprietari di un appartamento in città.
Il terzo problema è di livello più generale: a Lodi, come in passato in altre città, si approvano piccoli atti amministrativi simbolici volti a discriminare. Non si tratta di politiche che cambieranno di una virgola la qualità della vita dei lodigiani, ma peggioreranno quella degli stranieri che lavorano, risiedono e pagano le tasse nella città lombarda. Non siamo in presenza di una policy, ma di una scelta politica volta a blandire un elettorato che non vuole stranieri o li vuole discriminati, pronti a lavorare, ma senza diritti.
In passato diversi atti amministrativi come questo sono stati bocciati dalla Corte Costituzionale. Non sappiamo se anche questo atto sarà giudicato incostituzionale.
Per certo è pensato per discriminare.