E’ vero. E’ stata proprio questa la sensazione trasmessa guardando i festeggiamenti e la grande esultanza ieri sotto il Comune di Lodi. Mentre all’interno del palazzo comunale si svolgeva il consiglio, nella piazza sottostante i membri del Coordinamento Uguali Doveri hanno festeggiato l’ordinanza emanata dal Tribunale di Milano, che ha imposto all’amministrazione cittadina la modifica del Regolamento sull’accesso alle prestazioni sociali agevolate su mense e scuolabus perché “discriminatorio”.
Il Tribunale di Milano, infatti, ha stabilito che è discriminatorio e illegittimo richiedere ai cittadini stranieri una documentazione diversa, in aggiunta all’ISEE (dichiarazioni consolari attestanti l’assenza di reddito nel Paese di origine), da quella richiesta agli italiani per l’accesso alle prestazioni sociali. Il giudice ha, quindi, accolto totalmente il ricorso antidiscriminazione di ASGI e del NAGA sulla vicenda Lodi (noi ne abbiamo scritto qui) perché non esiste nessun principio ricavabile dalle legge che consenta al Comune di introdurre trattamenti differenziati a fronte del DPCM 159/13 che li ha invece unificati.
La vicenda, molto nota anche sulla stampa internazionale, risale a settembre (noi ne avevamo parlato qui), ed è finita poi sotto i riflettori dopo un servizio della trasmissione televisiva Piazza Pulita.
Il caso di Lodi è solo uno dei più recenti, ma il ritorno o l’annuncio di provvedimenti “creativi” locali, che tentano di aggirare la legge per escludere i cittadini stranieri dall’accesso ad alcuni servizi o dallo svolgimento di alcune attività ha caratterizzato anche gli ultimi mesi, e non solo al Nord (noi ne abbiamo parlato in maniera approfondita nel nostro ultimo Focus).
In realtà tutto aveva avuto inizio il 4 ottobre 2017 (qui il testo della delibera), quando la sindaca di Lodi, la leghista Sara Casanova, aveva emanato una delibera con cui chiedeva ai genitori stranieri non comunitari di presentare una documentazione che elencasse le proprietà possedute nel paese d’origine. Fino a quel momento le tariffe agevolate per il servizio autobus e il servizio mensa erano assegnate tramite la sola presentazione dell’Indicatore della situazione economica equivalente, l’Isee. Le famiglie non comunitarie avrebbero invece dovuto richiedere documenti molto difficili da ottenere nei paesi d’origine. Senza la documentazione richiesta dalla nuova amministrazione, le famiglie di origine straniera venivano così private di qualsiasi agevolazione e assegnate alla fascia massima della graduatoria, costrette a pagare 5 euro per ogni pasto e 210 euro di servizio autobus ogni novanta giorni.
Nel nostro ultimo Focus sottolineavamo, appunto, che “la grande visibilità mediatica del caso ha consentito di comprendere molto bene gli effetti concreti e immediati del regolamento sui bambini coinvolti e sulle loro famiglie: rinuncia al servizio di mensa e ritorno a casa quando era possibile; oppure separazione fisica durante l’orario dei pasti tra i bambini che potevano permettersi il servizio e gli altri, relegati in spazi separati per mangiare il panino portato da casa; accompagnamento a piedi dei bambini a scuola per l’impossibilità di usufruire del servizio di scuola-bus. Come hanno capito bene i genitori e le associazioni che si sono mobilitati a Lodi, gli effetti della scelta del Comune sono ben più ampi”.
“Una decisione che ci soddisfa pienamente – ha dichiarato all’Adnkronos Alberto Guariso (ASGI) – perché affronta il problema di fondo e che cioè ai cittadini italiani e stranieri deve essere garantita parità di trattamento nell’accesso alle prestazioni sociali”. Una parità “fissata dalle norme sull’Isee che prevedono dichiarazioni identiche per italiani e stranieri, lasciando allo Stato il compito di fare tutti i controlli necessari”. Una decisione fondamentale perché secondo il legale stabilisce che “un Comune non può arrogarsi il diritto di aggiungere richieste che penalizzano gli stranieri escludendoli irragionevolmente dalle prestazioni sociali’‘. E ha aggiunto Guariso: “Potranno fare anche ricorso, ma intanto se non modificano il regolamento scattano le sanzioni”. Una vittoria importante questa. Finalmente una vittoria anche per i bambini, italiani e stranieri, troppo spesso in quest’ultimo periodo strumentalizzati e tirati in ballo per questioni di pura propaganda elettorale. E troppo spesso ignorati come vittime di discriminazioni inaccettabili. Questa vittoria di Lodi accende anche una speranza: quella di un futuro per i nostri figli che sia più giusto e inclusivo, ma soprattutto più umano.