“Ci saranno funerali di stato”: lo aveva annunciato il presidente del Consiglio Enrico Letta nella conferenza stampa a Lampedusa, il 9 ottobre scorso, pochi giorni dopo la strage del 3 ottobre in cui hanno perso la vita 363 persone.
Proprio oggi, però, sono iniziate le operazioni di tumulazione delle bare, arrivate domenica scorsa da Lampedusa a Porto Empedocle, a bordo della nave della Marina Militare “Cassiopea”. Nel cimitero di Piano Gatta, ad Agrigento, sono state sepolte 80 persone, senza alcuna cerimonia ufficiale. Le altre sono state trasferite nei cimiteri di diversi paesi limitrofi che si sono resi disponibili.
“Se lo avessimo saputo i funerali li avremmo fatti noi!” ha dichiarato oggi la sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini.
La maggior parte delle persone sopravvissute al naufragio risultano indagate per il “reato di immigrazione clandestina”, e si trovano nel centro di Lampedusa, definito dallo stesso premier “non degno di un paese civile”. I morti non hanno ricevuto il rito funebre che pure era stato promesso dal presidente del Consiglio.
Spenti i riflettori, tutto è tornato come prima, nell’indifferenza generale. Solo una cosa è cambiata: con la scusa di “mettere in condizione il Mediterraneo di essere un mare più sicuro”, come dichiarato da Letta, si è dato inizio a un’operazione che militarizza ancora di più le frontiere,(ne abbiamo parlato qui) rendendo ancora più difficile, per le persone che fuggono, raggiungere l’Europa in modo sicuro.