Il 18 giugno scorso è iniziato il mese del Ramadan, il mese del digiuno e dell’astinenza che i cittadini di fede musulmana praticanti seguono fin da adolescenti.
Una comunità quella musulmana che anche in Italia ha ormai superato il milione e mezzo di persone e che, al di là dei numeri, mostra segni di stabilità e radicamento in moltissime città italiane. Uno studio appena concluso da parte dell’European University Institute, sostenuto dall’Open Society Foundation, ha cercato di fotografare la dinamica dell’Islam italiano, le dinamiche sociali e culturali che la presenza di cittadini di fede musulmana innesca nelle città.
È in particolare l’emergere di una nuova generazione, nata e cresciuta in Italia, che sta spingendo parte dei migranti musulmani a cambiare gradualmente la percezione di sé, dicono i ricercatori dell’Università europea. Da migranti in transito a cittadini stabili, da comunità religiosa chiusa e separata a minoranza integrata e attiva, che rivendica i propri diritti e doveri. L’apparizione di una nuova generazione di cittadini italiani di religione islamica, ossia di quella che generalmente viene definita la “seconda generazione”, rende l’islam una religione sempre più italiana ed europea ed i musulmani sempre più dei cittadini che rifiutano marginalizzazione ed esclusione. Nonostante ciò, come testimoniano i numerosi conflitti attorno alle moschee, l’islam continua ad essere visto come una religione esterna, spesso invasiva, che suscita timore ed inquietudine. L’islam è semplicemente la religione dell’Altro. È in particolare dopo l’11 Settembre che in Italia cominciano ad imporsi discorsi islamofobi o anti-islamici e un approccio essenzialistico invade media, discorso politico e ampi settori della società italiana. La condizione della donna, la relazione tra religione e politica, il fondamentalismo e il terrorismo di matrice islamica sono diventati i frame attraverso cui ampi settori dell’opinione pubblica, dei media e della classe politica leggono e comunicano l’islam e i musulmani. Ma, più di ogni altro attore sociale e/o minoranza, l’islam ha anche la prerogativa d’indurre domande sulle società d’accoglienza ed in particolare sul loro rapporto all’alterità, sul loro grado d’apertura o sui limiti del loro sistema di “accoglienza”. I dibattiti pubblici sull’islam e i musulmani sono infatti rivelatori delle questioni che attraversano le società europee, sulla loro identità e sul loro rapporto all’alterità.
I dati completi dell’indagine saranno presentati in una giornata di formazione continua a Roma, lunedì 6 luglio dalle 10 alle 17, presso la sede della FNSI in corso Vittorio Emanuele II 349 a Roma. Al corso parteciperanno: Stefano Allievi – direttore del master sull’Islam in Europa dell’Università di Padova, Francesca Paci – giornalista, Bartolomeo Conti – curatore della ricerca per l’Università Europea, Lorenzo Declich – dottore in Islamistica e giornalista.
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