Lo dicono anche gli ultimi dati dell’Agenzia Frontex: gli arrivi in Italia e nell’Ue sono in contrazione. Eppure il contrasto all’immigrazione irregolare è un capitolo sul quale non si lesinano spese.
L’argomento dei costi dell’immigrazione viene spesso agitato dalla destra e in generale da chi spinge per proseguire su una linea dell’esclusione per fomentare l’insofferenza popolare contro i migranti. E’ di pochi giorni fa l’ennesima inchiesta pubblicata da un giornale “La notizia” , e rilanciata da Libero in cui si parlava del miliardo e seicento milioni di euro spesi dallo Stato italiano per contrastare l’immigrazione irregolare. “Una cifra monstre”, denunciava Libero, certo un giornale di opinione non favorevole a una gestione serena dell’immigrazione nel nostro paese. Libero aggiungeva, tra l’altro, che leggendo i dati forniti dalla Polizia di Stato sorgono dubbi sull’utilità di questa spesa: “Nel 2012 sono stati 7.944 (7.012 uomini e 932 donne) i migranti trattenuti in tutti i centri di identificazione ed espulsione (CIE) operativi in Italia. Di questi solo la metà (4.015) sono stati effettivamente rimpatriati con un tasso di efficacia (rimpatriati su trattenuti) del 50,54%” .
Il giornale se la prende anche con l’aumento delle spese nel 2012 pari a 66 milioni di euro (che pero’ diminuiranno sia quest’anno che i prossimi, con conseguenti aste al super-ribasso) per la gestione dei Centri di espulsione. Come dire, un problema di schizofrenia, visto che gli aumenti dei costi, in particolare per i Centri di identificazione, sono proporzionali all’aumento dei mesi di permanenza, e in generale un sempre maggiore impiego di denari pubblici risulta coerente con una sempre maggiore propensione della politica italiana e europea a scegliere la via del contrasto a quella della gestione dei flussi migratori.
Lo dimostra la ricerca realizzata da Lunaria “Costi disumani”, che sarà presentata il 30 maggio alle 11 a Palazzo Marini. Lunaria ha messo insieme tutti i finanziamenti che l’Italia gestisce per contrastare l’immigrazione irregolare, mettendo il naso anche sui finanziamenti europei, sempre più consistenti.
E’ chiaro che la politica si dà i suoi strumenti: e quindi i Centri di espulsione e i relativi milioni a pioggia – per convenzioni oltretutto spesso carenti – arrivano con il varo della legge Turco-Napolitano, che in mezzo ad alcune cose positive introduce però il meccanismo dei flussi di ingresso. Disegnando sulla carta una “diga” per arginare i movimenti migratori, che si apre e si chiude solo in alcuni mesi dell’anno e per flussi contingentati. Un ragionamento buono solo sulla carta, in un mondo ideale in cui la spinta all’immigrazione è dettata da un positivo equilibrio delle regole di mercato, e del tutto depurato dalle spinte individuali, umane, di desiderio senza contare quelle dovute alla semplice fame (per le guerre c’è il diritto d’asilo, diceva allora l’attuale presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, anche se l’Italia una legge sul diritto di asilo non l’ha mai fatta).
E’ altrettanto chiaro che l’Europa comincia a stanziare milioni per il controllo delle coste con la costruzione di una specifica Agenzia, che si chiama Frontex e che per un bel po’ di tempo ha succhiato soldi soprattutto per la sua stessa gestione.
Insomma si crea il problema, si stanziano di conseguenza i soldi. Soldi che continueranno ad essere utilizzati anche nei prossimi mesi e anni. Eppure i dati ci dicono che l’immigrazione ormai è un problema secondario in una Europa afasica, che non ha più tanto da dire sul lavoro e sui diritti. La crisi, non solo quella economica, rende l’Europa e in particolare l’Italia un luogo molto meno appetibile e interessante del passato. Difficile avere ancora un dato chiaro, ma l’ultimo rapporto dell’Agenzia Frontex parla di un calo dell’82% tra il 2011 e il 2012 di arrivi via mare verso Malta e Italia, e in generale nell’Ue a 27, dove si è passati, tra il 2011 e il 2012, da 141.060 a 72.430., ovvero -49%. Ma si tratta, secondo l’Agenzia, di un calo che va addebitato alla fine delle cosiddette “Primavere arabe” più che alla crisi economica.
In ogni caso i numeri stanno diminuendo, a quanto sembra, almeno in Italia, anche questo 2013 ancora tutto da monitorare registra un basso afflusso alle nostre coste. Che l’immigrazione sia in lenta frenata è una sensazione diffusa, ma per ora di tagliare i costi del contrasto a quella irregolare non se ne parla.