La notizia diffusa da Repubblica è la seguente: la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ai campi di sterminio e figura che sta mettendo la sua carica al servizio della diffusione delle cultura dell’eguaglianza e della solidarietà, riceve 200 insulti al giorno in media sui social network. Duecento italiani al giorno (o magari meno, che ci sarà chi ne manda più d’uno) si prendono la briga di scrivere qualche parola d’odio nei confronti di una anziana signora sfuggita allo sterminio nazista che parla di convivenza. È un fatto grave. Ed è bene che diverse figure politiche lo abbiano condannato con forza – e no, non riporteremo neppure uno di quegli insulti.
L’antisemitismo in Italia è in qualche modo tornato. Ce ne eravamo resi conto guardando ai sondaggi europei e internazionali che coinvolgono anche il nostro Paese. Sia il monitoraggio fatto dalla FRA (l’Agenzia europea per i diritti umani fondamentali) che i sondaggi del Pew Research Center (ne avevamo parlato qui) di pochi giorni offrono risultati simili. La grande maggioranza degli ebrei di diversi Paesi europei registra un aumento dell’antisemitismo e in Italia il 15% ha un’opinione negativa degli ebrei. Peggio dell’Italia fanno solo la Spagna, la Grecia e diversi Paesi dell’est. A differenza dell’Italia, tutti questi Paesi hanno vissuto una parte importante del Dopoguerra in “non democrazie”. Molti dei Paesi dell’Est in cui il pregiudizio è più forte sono tra l’altro governati da partiti che fanno dell’identità cristiana un elemento fondante dell’identità nazionale, e dell’identità nazionale la parte cruciale del loro messaggio.
Un sondaggio Ipsos/Osservatorio anti semitismo del 2017 – che rilevava anche diversi pregiudizi sull’immigrazione e l’Islam – segnalava come alcune credenze sugli ebrei si fossero rafforzate negli ultimi dieci anni (il precedente sondaggio era del 2007). Secondo il 51% del campione, gli ebrei in Italia hanno un grande potere economico (+15% rispetto al 2007), mentre per il 28% hanno molta influenza nel Paese (+3%). Il pregiudizio nei confronti degli ebrei in Europa occidentale è questo – che non si può dire la stessa cosa per il razzismo nei confronti degli ebrei polacchi e russi, spesso contadini poveri. E di certo anni di fandonie, teorie del complotto, campagne Web e stampa contro il mefistofelico George Soros che paga le ONG per effettuare la sostituzione etnica degli europei con i musulmani, non hanno aiutato. Il vecchio negazionismo dell’Olocausto, pure sembra vivo e vegeto, ma è per certi aspetti meno preoccupante. Non nel senso che non sia grave, ma è forse, per chi lo diffonde, il segno di una matrice ideologica antisemita e razzista. Insomma, quelli che negano l’Olocausto sono gli eredi ideologici dei fascisti e dei nazisti, non opinione pubblica con pregiudizi sbagliati.
I dati dell’Osservatorio sull’anti semitismo del 2018, del resto, parlano chiaro. Nel 2018 l’osservatorio ha registrato 198 episodi contro i 130 del 2016 e del 2017. Del resto, anche i dati del nostro osservatorio – che non sono statistiche né dati ufficiali, ma indicano una tendenza – ci dicono che il 2018 è stato un anno anomalo per quanto riguarda gli atti di razzismo e intolleranza (cfr grafica).
L’antisemitismo è per certi versi la misura dello stato di un Paese quando si parla di razzismo. Non perché sia più o meno grave di altre forme di odio e di pregiudizio razzista, ma perché non si appiglia a notizie sugli sbarchi, propaganda di destra sull’immigrazione o pericolo islamico o ai furti ai turisti delle ragazzine Rom. Gli ebrei sono una popolazione che non aumenta, non desta preoccupazione, non chiede l’elemosina, non organizza attentati terroristici. Oggi, relativamente lontani come siamo dagli anni della propaganda del Terzo Reich, l’odio per gli ebrei è razzismo distillato. Nel caso degli insulti diretti contro Liliana Segre, poi, questi non sono diretti verso un “ebreo indistinto” ma verso una donna in carne ed ossa, vittima della barbarie nazista e oggi messaggera di diritti e di uguaglianza.
Per questo sono tanto gravi, segnalano che la febbre è alta.
(Martino Mazzonis)