Una vittoria per Bamba M., cittadino senegalese, e Lingad L., cittadino filippino, che agli inizi di novembre dello scorso anno avevano ricevuto dalla cooperativa Apollo del consorzio Safra (gruppo di cooperative che ha in appalto i servizi di facchinaggio della Esselunga) una lettera di licenziamento “per scarso rendimento”. La motivazione era stata da subito contestata dal sindacato Cobas, che invece vedeva nel provvedimento una ritorsione contro lo sciopero del 7 ottobre 2011, quando gli operai di Safra, quasi tutti cittadini stranieri, avevano protestato per denunciare ritmi e condizioni di lavoro disumani. Le cooperative avevano reagito mettendo in ferie forzate dodici delegati del sindacato Cobas, per poi sospenderli e infine licenziarli. Decisione che aveva scatenato altre proteste dei lavoratori, in presidio permanente davanti ai cancelli del polo logistico. E, per reazione, arrivavano nuovi licenziamenti da parte del consorzio Safra, con momenti di tensione, picchetti e persino qualche scontro con le forze dell’ordine. Fino alla manifestazione per le strade di Pioltello, che il 10 dicembre scorso vide sfilare in solidarietà ai licenziati un migliaio di persone, in gran parte giovani immigrati impiegati nelle aziende della zona. Per i due soci-lavoratori il giudice del Tribunale di Milano ha stabilito la revoca del licenziamento, in quanto “illegittimo”, e la revoca dell’esclusione dalla compagine sociale della cooperativa. Come risarcimento del danno, gli operai dovranno inoltre ricevere le retribuzioni perse. Nelle prossime settimane, poi, verranno discusse in aula le cause di altri lavoratori, tra cui quella di Miah A., cittadino del Bangladesh, lasciato a casa da novembre a seguito di un’intervista rilasciata al quotidiano Il Giorno, in cui denunciava le dure condizioni di lavoro. Una sentenza importante che apre la strada al riconoscimento di alcuni diritti fondamentali dei lavoratori stranieri.