Il succedersi dei torridi e micidiali anticicloni “africani” in questa calda estate ha forse offuscato la vicenda dei braccianti marocchini a Castelnuovo Scrivia, in provincia di Alessandria. In effetti, già dal 22 giugno, circa 30 braccianti delle Aziende Agricole Lazzaro, molti dei quali assunti in nero, erano in sciopero spontaneo, chiedendo semplicemente di essere pagati per il lavoro già svolto, ovvero un sotto-salario “pattuito” di 4 euro all’ora per una lunga giornata di lavoro di tredici ore, senza garanzie e senza tutele. A nulla sono valse le mediazioni tentate dalla Prefettura e dalla Provincia, per riportare l’azienda al rispetto della legalità e dei diritti elementari e sindacali dei lavoratori. Fino al primo di agosto, quando la Flai Cgil annuncia “una vertenza-simbolo, che conferma la presenza del caporalato non solo al Sud, ma anche nell’intero paese ed evidenzia le criticità del sistema agricolo italiano”. Alla base della vertenza il fatto che la ditta Lazzaro, a fine luglio, non ha più rinnovato i contratti a 14 dei braccianti agricoli marocchini che avevano preso parte alla protesta. Ma c’è di più: dopo il blitz dei carabinieri e dell’ispettorato del lavoro, l’azienda ha preferito rivolgersi a una cooperativa di braccianti indiani per attingere nuova manodopera. E per finire, venerdì 17 agosto, i signori Lazzaro, padre e figlio, affiggono, su un palo della luce di fronte al presidio, un cartello in cui comunicano “a modo loro” il “licenziamento” di tutti i lavoratori marocchini ancora in forza – in tutto 13 – con il pretesto di aver perso le forniture per i supermercati Bennet, dopo l’avvio della campagna di boicottaggio (gli altri 14 lavoratori erano già stati licenziati verbalmente a fine luglio, ndr). Eppure, la cooperativa di braccianti indiani Work Service di Brescia continua a lavorare normalmente; anzi, i primi 12 indiani assunti, in questi giorni, sono ormai diventati una trentina. Insomma, potremmo dire che l’azienda Lazzaro oltre allo sfruttamento, ha operato anche una sorta di “licenziamento etnico”. Da ultimo ieri sera, l’ennesimo incontro in Prefettura, che ha condotto, come rende noto la Flai Cgil in una nota, “al ripristino dell’accordo del 3 agosto scorso che prevedeva l’impiego a rotazione di 12 lavoratori, ormai tenuti a casa da giorni, e il pagamento di un acconto per le somme dovute a tutti i lavoratori impiegati e che da mesi non vengono pagati”. Inoltre, “Prefettura e Provincia, durante il tavolo convocato con il sindacato, hanno espresso l’impegno a trovare una soluzione per ricollocare tutti i lavoratori che in base all’accordo di luglio sarebbero dovuti rientrare a lavoro”. C’è solo da sperare che questa volta gli accordi vengano rispettati, assieme ai diritti dei lavoratori.