Il 29 settembre 2008, Emmanuel Foster Bonsu, 22 anni, di origine ghanese, viene fermato, colpito a sangue, denigrato e offeso da un gruppo di dieci vigili urbani a Parma. Questa violenza rappresenta uno dei casi di razzismo istituzionale più gravi compiuti nel nostro paese. Vi è stato un tentativo iniziale (ma proseguito anche nel corso dell’iter giudiziario) di negare la gravità e la responsabilità dell’accaduto da parte sia dei vigili che dell’istituzione che rappresentavano, contando, evidentemente, su una presunzione di impunità spudorata. Le dichiarazioni di Emmanuel, la raccolta di testimonianze e alcuni elementi probatori inoppugnabili conducono all’emissione di un avviso di garanzia nei confronti di dieci vigili, tra i quali figurano un ispettore capo e un commissario. Le accuse sono molto gravi: percosse aggravate, calunnia, ingiuria, insulti razzisti e minacce, perquisizione arbitraria, abuso d’ufficio, falso ideologico e materiale, sequestro di persona. Oggi, Emmanuel Bonsu non vive più nel nostro paese, si è trasferito a Londra nel 2014. C’è da chiedersi se non abbia contribuito a questa scelta anche la pressione psicologica subita per il dilungarsi infinito dell’iter giudiziario, che ha portato solo nel 2018 (dieci anni dopo) a una condanna definitiva del principale responsabile della violenza razzista da lui subita. Per ripercorrere il lungo iter giudiziario e conoscere gli elementi di indagine che hanno supportato il riconoscimento dell’aggravante razzista per la pena comminata a due dei vigili coinvolti, scarica la scheda.