Il 5 gennaio 2020, Mario Balotelli segna il primo gol del nuovo anno, che viene prontamente macchiato dagli insulti razzisti dei tifosi avversari. Da questo punto di vista, Mario non è fortunato: durante tutta la sua carriera calcistica, in Italia come all’estero, è stato oggetto e bersaglio di numerosi insulti razzisti. Alcuni episodi risultano particolarmente gravi, come quello del 3 novembre 2019, quando gioca contro l’Hellas Verona. Mario, caricato della doppia “responsabilità” di essere un calciatore nero nel campionato e nella nazionale italiana, diventa un simbolo per tutti gli altri “Balotelli” che, nella storia del calcio recente, sono stati, come lui, vittime di cori, striscioni e offese razziste. La scheda ne ricorda solo alcuni, facendo rilevare che, purtroppo, con il passare degli anni, la situazione sembra essere peggiorata, malgrado i proclami. Se circa 20 anni fa, una flebile reazione al razzismo c’era, oggi non c’è più. Il rapporto malato del calcio italiano con il razzismo si basa su una continua e pervicace auto-assoluzione. I fischi, i cori e gli ululati ci sono, ma nessuno li sente; e se ci sono, vengono minimizzati. Con una metodica opera di colpevolizzazione della vittima, sono invertiti i ruoli: ormai il razzismo del tifoso non è una sua colpa, ma è del giocatore nero che provoca. Siamo passati dalla condanna alla giustificazione, passando attraverso la negazione, sino ad arrivare alla legittimazione indisturbata. Scarica la scheda per approfondire il caso.