La rappresentazione dell’emergenza Covid-19 come una “guerra” contro un “nemico invisibile”, propone una nuova declinazione del discorso della paura e offre nuove argomentazioni a supporto dei nazionalismi. In Italia, soprattutto nella fase che ha preceduto il lockdown, la ricerca di un capro espiatorio su cui convogliare il crescente e pur comprensibile panico sociale, ha privilegiato ancora una volta lo straniero, soprattutto asiatico, e in particolare cinese. Del resto, solo tra il 20 gennaio e l’8 marzo, Lunaria ha documentato 61 episodi di insulti, discriminazioni, attacchi incendiari e aggressioni che hanno colpito cittadini stranieri in connessione alla diffusione del virus Covid-19. Nella grandissima parte, si tratta di cittadini cinesi e asiatici, ma non solo. Non vi sono stati, però, solo gli insulti, i discorsi e l’informazione scorretta. La gestione istituzionale dell’emergenza ha mostrato in più occasioni che, se il Covid-19 non conosce discriminazioni di sorta, chi dovrebbe offrire protezione, non sembra comportarsi allo stesso modo. La scheda, scaricabile qui di seguito, analizza nel dettaglio molti di questi importanti passaggi.