Negli ultimi anni il senso comune, alimentato dai proclami di politici e ministri, ha spesso legato le politiche dell’immigrazione del nostro paese alle scelte in materia di accoglienza residenziale dei migranti. Nelle polemiche pubbliche si è insistito su questo nesso, evidenziando ora i costi, ora i benefici di un impegno dello Stato volto ad ospitare profughi e rifugiati in strutture dedicate. Così i «centri di accoglienza» hanno costituito uno degli elementi più visibili, e più discussi, delle politiche migratorie. Oggi l’accoglienza residenziale è un fenomeno relativamente marginale. Sarebbe però un errore vederne negli interventi di Minniti e poi di Salvini la causa unica o principale: il sistema di accoglienza aveva già esaurito le sue funzioni prima dei decreti del biennio 2017-2018. Gli autori ricostruiscono le fasi principali del processo di dequalificazione dell’accoglienza che, soprattutto a partire dal 2011, ha contribuito a mutarne profondamente la concezione e le finalità: l’accoglienza è oggi intesa come sorveglianza e controllo, anziché essere proiettata all’inclusione sociale e all’autonomia delle persone. Scarica l’intero contributo qui di seguito.