I migranti prigionieri in Libia? «Sistematicamente sottoposti a detenzione arbitraria e tortura» da parte di «funzionari governativi». I profughi catturati in acque tripoline? «Vi sono serie preoccupazioni riguardo al trasferimento di migranti intercettati dalla Guardia costiera libica verso centri di detenzione ufficiali e non ufficiali», dove si hanno notizie di «omicidi illegali» che sono diventati «molto diffusi». Alcuni giorni dopo la chiusura del vertice di Berlino, il segretario generale della Nazioni Unite ha depositato al Consiglio di sicurezza un rapporto (scaricabile qui) subito acquisito dalla Corte penale dell’Aja: la Libia resta un campo di prigionia a cielo aperto, dove peggiorano le condizioni degli stranieri e si aggravano quelle dei nazionali. Tutti accomunati dal più generale contesto di «abusi e gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario», tra cui si segnalano «esecuzioni sommarie, sparizioni forzate e torture», che continuano ad avvenire «in tutta la Libia nella totale impunità». Un articolo di Nello Scavo pubblicato su Avvenire del 27 gennaio 2020.