La guardia costiera libica ha arrestato 585 persone mentre cercavano di partire per l’Italia. La notizia è stata diffusa dall’agenzia di stampa libica Lana,
che ha citato il portavoce del dipartimento immigrazione della polizia Mohamed Al-Ghawail. L’arresto è avvenuto mercoledì scorso a Sabrata, a ovest di Tripoli, mentre i migranti provavano a imbarcarsi su un vecchio peschereccio. Tra gli arrestati anche una donna e 18 minori, tutti provenienti da Somalia, Eritrea, Ghana e Mali.
La stessa agenzia stampa ha dato notizia del “salvataggio” di più di 400 persone, al largo delle coste della città di Zawia, nella regione Dila. Ma è difficile parlare di salvataggio, quando le persone vengono rinchiuse in centri di detenzione in cui i diritti umani vengono calpestati quotidianamente. E’ quello che è successo ai 400 migranti intercettati al largo di Zawia, e a altre 120 persone, arrestate dalla Guardia Costiera della città di Khomas, come riporta sempre l’agenzia stampa Lana.
Tutte queste persone sono ora rinchiuse in centri di detenzione in cui subiscono soprusi, torture e violenze. I racconti dei sopravvissuti alle stragi nel mar Mediterraneo riferiscono di situazioni indegne, di abusi, di sfruttamento. Anche le malattie che molti migranti si portano dietro sono il frutto di queste condizioni, come la scabbia, contratta dalle persone nelle celle sovraffollate delle carceri libiche (per info vedi qui)
Solo ieri, il commissario Ue per l’immigrazione Avramopoulos ha incontrato il presidente egiziano Al Sisi: un meeting in cui si è parlato della necessità di collaborare con i paesi terzi – in primis Egitto, Marocco, Libia. La strategia evidenziata da Avramopoulos è in linea con quanto espresso dal Consiglio europeo straordinario riunitosi dopo la terribile strage avvenuta nella notte tra il 19 e il 20 aprile, in cui hanno perso la vita circa 900 persone. E in occasione dell’incontro in Egitto, Avramopoulos ha indicato il processo di Khartoum come un modello di cooperazione tra paesi. Solo ieri scrivevamo della pericolosità di questo tipo di strategia, che si tradurrebbe nel concreto in una esternalizzazione dei controlli, estremamente pericolosa per i migranti. Quello che ora stanno subendo queste persone in Libia – insieme a molte altre – ne è un esempio. L’Unione europea continuerà a chiudere gli occhi?