“Reagire con violenza”. Non passa inosservata la prima pagina di domenica del quotidiano Libero, a firma del direttore Vittorio Feltri. La frase, scritta in maiuscolo, è un’esortazione che il direttore rivolge ai lettori e alle lettrici: reagire con violenza. A chi, a che cosa? All'”Islam”, come suggerisce l’occhiello, che “se non lo fermiamo, ci sterminerà”. Proprio così: il direttore del quotidiano non usa mezzi termini per delineare quello che secondo lui sarebbe uno “scontro di civiltà”. Non serve entrare nel corpo dell’articolo, già i titoli e i sottotitoli propongono espressioni molto forti, che decidiamo di non riportare per intero proprio per non dar loro ulteriore eco. Su tutte, una: “Meglio il mitra”.
L’articolo di Feltri arriva a seguito di un fine settimana orrendo, insanguinato dall’attentato in Svezia e dai due attacchi in Egitto, tutti rivendicati dall’Isis. E’ proprio sulla scia degli attentati che Feltri imposta il suo attacco all’intero mondo musulmano, estendondolo agli “immigrati”, che evidentemente il giornalista vede come un gruppo omogeneo, privo di qualsiasi differenziazione interna. Né vale a limitare la stigmatizzazione l’invito a “selezionare i peggiori – che conosciamo – e rispedirli con fermezza a casa” contenuto alla fine dell’articolo.
Ad esempio, tanti di questi “immigrati” scappano proprio dai “dementi dell’Isis”, dai “barbari di origine mediorientale”, dai “fanatici acefali e buzzurri di Allah” – parole di Feltri. Gli attentati in Egitto sono una tragica dimostrazione che anche in NordAfrica ci sono persone vittime della follia di Isis, e purtroppo non sono l’unico esempio. Ma evidentemente il direttore di Libero non lo sa, o meglio non lo vuole vedere: cita la Svezia, ma glissa sull’Egitto, e sottolinea che dobbiamo smettere di “tenere aperte le frontiere” e “sospendere i salvataggi in mare”. Vale forse la pena ricordare che le frontiere sono tutt’altro che aperte: in Europa si moltiplicano i muri, e le politiche di chiusura dei paesi sono le prime responsabili delle morti nel Mediterraneo – 663 le persone che hanno perso la vita, solo nei primi tre mesi del 2017, secondo i dati di Oim. Ma leggendo l’articolo siamo costretti a prendere atto che Feltri queste morti le auspica: “Al terzo affondamento di carrette galleggianti per scommessa, i disperati non più soccorsi persuaderanno altri a non partire”.
L’editoriale di Feltri non analizza quello che succede al di fuori dell’Europa, dove persone già colpite da guerre, persecuzioni, povertà vengono attaccate anche dalla brutalità dell’Isis. Non specifica che non sono “gli immigrati” a compiere gli atti di terrorismo, bensì alcuni singoli individui, che certo non rappresentano la totalità dei cittadini stranieri residenti in Europa: e nessun atteggiamento individuale può mai essere identificato come attitudine comportamentale di un intero gruppo sociale.
L’articolo non parla delle politiche migratorie che, mentre alzano sempre di più i confini, provano anche a esternalizzarli, facendo accordi con i paesi terzi, perfino se governati da regimi dittatoriali. E non specifica che la scelta di affondare le barche o usare il mitra – le due misure proposte nel pezzo – non andrebbe a colpire né i potenziali terroristi, né i trafficanti, quanto piuttosto le molte persone che, in assenza di canali di ingresso legali e sicuri, sono costrette a affrontare viaggi “illegali” e pericolosi.
Nell’articolo di Libero ci sembra che manchi, insomma, una descrizione della realtà idonea a fornire gli strumenti per capire: ci sembra piuttosto un incitamento all’odio, di cui non abbiamo bisogno, a maggior ragione dopo una serie di attentati. Lo hanno sapientemente dimostrato le oltre 30mila persone che si sono riunite in piazza Sergels Torg in una manifestazione spontanea contro il terrorismo denominata “Lovefest”, festa dell’amore.
In sintesi, ci sembra che l’articolo di Libero abbia l’obiettivo di parlare solo alla pancia delle persone, esortandole a una pericolosissima violenza. Un obiettivo dichiarato dallo stesso direttore, il quale considera “sciocco perdere tempo in analisi [..]. Con un sistema razionale non si arriva a capo di nulla”.
Noi invece siamo convinti che il ruolo principale di un giornale sia fornire informazioni corrette e strumenti di analisi. Crediamo fondamentale riappropriarci della lucidità e della conoscenza, e in questo i mezzi di informazione dovrebbero avere – o tornare a avere – un certo protagonismo. Pensiamo – e siamo sicuri di essere in buona compagnia – che sia necessario sapere e capire: la violenza, da qualsiasi parte provenga, lede tutte e tutti noi, ed è un torto che l’essere umano non si merita.
Serena Chiodo