Nella notte tra il 30 e il 31 ottobre scorso, scoppiano due ordigni esplosivi davanti all’Hotel Genziana, a Prada di San Zeno di Montagna, che ospita circa 80 richiedenti asilo originari del Bangladesh e del Pakistan. Su una recinzione dell’albergo, viene affisso anche uno striscione bianco, senza firma, con la scritta nera “Italia agli italiani”. L’esplosione non arreca alcun danno concreto all’albergo, poiché, fortunatamente, gli esplosivi vengono fatti scoppiare ad una distanza di circa 100 metri. Ma gli investigatori rilevano che il gesto è grave e pericoloso. Dagli esami eseguiti sui reperti sequestrati, infatti, si conferma che si è trattato di ordigni artigianali assemblati con componenti chimici, sostanze varie ed idrocarburi, normalmente utilizzati per le più svariate attività, ma che, se opportunamente miscelati, possono produrre una reazione chimica molto violenta.
Dopo oltre sei mesi di indagini condotte dalla Digos, anche con l’ausilio dei sistemi di videosorveglianza gestiti delle varie amministrazioni comunali del Baldo-Garda, si giunge all’epilogo. Sono tutti incensurati, di età compresa tra i 18 e i 21 anni, residenti in località vicine, i cinque giovani indagati, ad eccezione di una ragazza (minorenne all’epoca dei fatti), che ha precedenti per lesioni personali, ingiuria e minacce. La Questura di Verona li ha denunciati per i reati di fabbricazione ed esplosione di ordigni, aggravati dalla finalità della discriminazione “razziale”. Le perquisizioni domiciliari nelle abitazioni dei ragazzi hanno permesso alla Questura di Verona di sequestrare elementi di prova a sostegno delle accuse. Si tratta di petardi, fumogeni, un barattolo contenente nitrato di potassio, una scatola con varie micce, tubi in alluminio e plastica, zolfo: ovvero materiale utilizzabile per confezionare possibili ordigni artigianali. Sequestrati anche striscioni bianchi, bombolette spray e torce luminose.
Gli indagati, condotti in questura, hanno tutti confermato le accuse, dichiarandosi tuttavia “pentiti” per la grave azione condotta. I giovani si sono giustificati dicendo di averlo fatto non per causare danni a cose o a persone, ma per esprimere pubblicamente la loro contrarietà alla presenza di profughi nel “loro territorio”.