“Karim, il mio ragazzo, ha 24 anni e da un mese è detenuto nel CIE romano di Ponte Galeria”. Inizia con queste parole la petizione lanciata da Federica su Change.org, per fermare l’espulsione di Karim e farlo uscire dal Cie.
Una situazione paradossale, per un ragazzo che, fidanzato con una donna italiana da cui aspetta un figlio, è in Italia dall’età di 6 anni.
Poco più di un mese fa, è stato informato di un errore nella procedura di rinnovo del permesso di soggiorno. Il 4 aprile scorso, mentre andava a trovare degli amici nella zona di San Siro, a Milano, alcuni poliziotti lo hanno fermato per un controllo. “Lo hanno fermato e portato in questura – racconta la fidanzata – per due giorni non ho saputo nulla di lui. Al terzo giorno mi ha chiamata da Ponte Galeria”.
“Sto impazzendo, non ce la faccio più. Dicono che sono entrato in Italia nel 2006 ma non è vero, sono qui dal 1996 – racconta alla stampa – qualche giorno fa mi hanno detto che ero libero. Dopo che ho superato tutti i cancelli e le sbarre, sono arrivato alla fine e mi hanno detto che stavo andando sull’aereo. Mi sono opposto, gli ho detto che ho la mia vita qua, un bimbo che sta per nascere, un fratello piccolo nato in Italia, un altro fratello sposato con un’italiana. Mi sentirei un pesce fuor d’acqua in Egitto. Stanno calpestando tutti i miei diritti”.
Portato a Fiumicino per essere “rimpatriato in un paese in cui non è mai stato negli ultimi 18 anni, in cui non ha nessuno e di cui non conosce la lingua” – come si legge nella petizione – è riuscito a non essere imbarcato grazie alle persone della campagna LasciateCIEntrare, che hanno fatto pressione sul suo caso.
Rinchiuso nel Cie – dove tra l’altro circa sessanta persone trattenute stanno mettendo in atto uno sciopero della fame per chiedere il rispetto della dignità umana – a Karim non è stato nemmeno concesso di dimostrare di essere il padre del bambino. Il suo avvocato sta cercando di ottenere che gli facciano fare il riconoscimento.
Fra due giorni, il 10 maggio, ci sarà la sentenza che deciderà per lui: da una parte l’espulsione verso l’Egitto, dall’altra la possibilità di restare in Italia, dov’è da 18 anni.