Un comunicato di Save the children torna a diffondere le proposte che organizzazioni antirazziste e di garanzia dei diritti umani avanzano da tempo. Proposte del tutto inascoltate: lo testimonia l’esito del vertice straordinario dei ministri di interni e giustizia che si è tenuto due giorni fa – lunedì 14 settembre – a Bruxelles.
Proseguire le operazioni di salvataggio in mare, perché salvare le vite umane resta la priorità, ricorda Save the children. Dare vita ad un sistema di accoglienza e protezione europeo, con standard che assicurino il rispetto dei diritti umani, sottolinea la ong. E ancora, Impegnare i Paesi Europei in un intervento organico di riallocazione dei profughi che giungono in Europa, e di re-insediamento di profughi direttamente dai paesi di origine o di transito. Attivare strade sicure e legali, alternative ai trafficanti, per ottenere diritto di asilo in Europa, attraverso visti umanitari, il potenziamento delle procedure di ricongiungimento familiare, sempre a tutela del superiore interesse dei minori, scongiurando il ricorso a forme di detenzione, deportazione o respingimento. Infine, Intervenire sulle cause primarie della crisi. Proposte ben note, alternative concrete e percorribili che però sbattono ancora una volta contro il muro innalzato dalle istituzioni europee. E dire che il vertice tenutosi a Bruxelles lunedì era stato pensato proprio per “valutare la situazione relativa alle migrazioni, e le azioni politiche da intraprendere per rafforzare la risposta europea in merito” . Ma è stato un incontro deludente e fallimentare secondo la ong, a cui fa eco anche l’Alto commissariato ONU per i diritti umani.
Al di là della retorica politica, il vertice si è concluso con un nulla di fatto: le uniche decisioni confermate riguardano la ricollocazione di 40.000 persone dalla Grecia e dall’Italia, e l’avvio della fase 2 della missione EUNAVFOR Med, concernente il sequestro e la distruzione delle barche usate dai presunti scafisti. Fallita la distribuzione di un numero maggiore di persone, ossia 120.000, sollecitato dal presidente di Commissione Juncker. E, va sottolineato, la ricollocazione di 40.000 rifugiati dovrà andare di pari passo con un “robusto meccanismo di identificazione, registrazione e segnalazione dei migranti”, per dividere chi ha diritto alla protezione da chi no: il quale, secondo quanto deciso dal Consiglio, dovrà essere rapidamente rimpatriato. Le identificazioni, sollecitate all’Italia e alla Grecia dal Consiglio – in quello che si delinea come uno scambio tra i due paesi di confine e gli stati in cui le persone verranno trasferite – legittimeranno “misure di detenzione” laddove considerate necessarie per il rimpatrio. E per rendere più efficaci queste operazioni, è previsto un aumento dei poteri dell’agenzia Frontex in tal senso, oltre alla creazione di una lista di “paesi sicuri”, zone considerate non a rischio e verso cui le persone verranno quindi più facilmente rimpatriate.
Il concetto di controllo è ancora il filo conduttore delle politiche che l’Unione sembra voler intraprendere: controllo delle persone, controllo dei confini. E controllo anche dell’area Schengen, all’interno della quale è in previsione “l’applicazione di misure per prevenire movimenti secondari”: una frase che sembra rimandare alla possibilità di formalizzare i controlli già messi in atto da paesi come la Germania e la Francia.
Il tutto in un’ottica di esternalizzazione: uno degli obiettivi espressi durante il vertice è quello di sviluppare “sicure e sostenibili capacità di recepimento dei migranti” nelle zone confinanti con i paesi da cui fuggono: in altre parole, si prevede di dare sostegno ai campi profughi già presenti nelle zone limitrofe ai territori di guerra, piuttosto che aiutare le persone a raggiungere l’Europa e qui ipotizzare finalmente la costruzione di un nuovo percorso di vita.
L’immobilismo e la mancanza di volontà dell’Europa nell’affrontare la situazione è palese. Lo esplicitano le situazioni di difficoltà che si stanno verificando da tempo e in misura crescente ai confini dei paesi europei; lo denunciano le continue e criminali perdite umane che accompagno i viaggi, ancora illegali e pericolosi, cui sono costretti i migranti.
Qui una sintesi delle conclusioni del vertice, redatta da Statewatch: http://statewatch.org/news/2015/sep/eu-med-crisis-council-border-control.html
Qui il documento conclusivo: http://statewatch.org/news/2015/sep/eu-jha-council-migration-meeting-pres-conclusions-14-9-15.pdf