E’ online il nuovo documentario di Mario Badagliacca sui Centri di Identificazione ed Espulsione in Italia tra migranti, filo spinato e paura. Il video multimediale “Lettere dal Cie” fa parte di un progetto di documentazione visiva sui CIE in Italia, nato per denunciare la violazione dei diritti in questi “campi di concentramento civilizzati“. Esso racconta la vita quotidiana nei Centri di identificazione attraverso la storia personale di Lassaad Jelassi, mediatore culturale da 25 anni in Italia. La sua voce ci accompagna dentro il Cie di Ponte Galeria a Roma, dove è stato trattenuto per quattro mesi. Lassaad descrive la vita nel centro, la difficoltà di soddisfare anche i bisogni più elementari, l’incapacità di spiegare a se stesso le ragioni della detenzione, la speranza di tornare ad essere un uomo libero.
Nelle immagini che scorrono attraverso quasi 100 scatti in bianco e nero, emerge il punto di vista del protagonista, ma, anche la sensazione del regista che afferma: “Dentro i CIE ho provato un disorientamento totale, e l’incapacità di trovare dei punti di riferimento psicologici e immaginari per spiegare a me stesso il luogo che stavo visitando”. Così circa tre anni fa è nato Lettere dal CIE, sviluppato tra i centri di Roma Ponte Galeria e Bari Palese, un progetto di documentazione visiva su questi fatti al centro di serie violazioni dei diritti umani nei confronti dei migranti.
È impossibile definire i confini tecnico-giuridici che costituiscono un CIE, si tratta di una “zona grigia” della legge italiana. Alti livelli di sicurezza, filo spinato, cani e gabbie a cielo aperto, sono i tratti distintivi dei CIE, che formalmente non sono prigioni e non accolgono detenuti, eppure, migliaia di donne e uomini ogni anno vengono privati della libertà con il trattenimento forzato nei CIE e poi espulsi. Molti dei migranti imprigionati vivono in Italia da anni e i loro figli frequentano regolarmente le scuole pubbliche. Impossibilitati a rinnovare il permesso di soggiorno, dopo essere stati reclusi nei CIE, vengono espulsi dall’Italia. Il numero di famiglie divise da questo meccanismo è alto. In altri casi le espulsioni riguardano anche le seconde generazioni nate e cresciute in Italia, che alla maggiore età si ritrovano ad avere problemi con il permesso di soggiorno.
Le immagini sono accompagnate dalle musiche dei Nine Inch Nails, dove i suoni industrial metal della band sembrano sottolineare lo stridere dei diritti umani con la sofferenza che dimora in quei luoghi.