“A seguito di uno sgombero illegale, costretti a spostarci nel parcheggio antistante, le istituzioni ci hanno negato qualsiasi forma di aiuto, compreso quello per il soddisfacimento dei bisogni primari; hanno rifiutato persino di fornirci i bagni chimici! Il sostegno è arrivato solo dal quartiere, da privati cittadini, da associazioni e centri sociali”. A scriverlo sono i rifugiati eritrei della Comunità della Pace, in una lettera indirizzata ai rappresentanti istituzionali del Comune di Roma. Un mese fa queste persone hanno perso tutto: le ruspe hanno distrutto le strutture in cui vivevano, sotterrando abiti, oggetti, documenti. Quello che è successo dopo, sono gli stessi rifugiati a raccontarlo nella lettera. In cui chiedono, rivolgendosi alle istituzioni, “un trattamento umano e una soluzione abitativa autonoma”, e “la soluzione dei problemi legati al rinnovo dei nostri permessi di soggiorno”, problemi che “creano gravi conseguenze sullo stato legale della nostra presenza in Italia impedendoci di fatto l’accesso a diritti fondamentali”. Quello che chiedono non è un trattamento di favore, ma GIUSTIZIA. “Trattateci nel rispetto delle leggi italiane ed internazionali e dei diritti umani”, affermano, richiamando lo Stato Italiano, e in particolare il Comune di Roma, alle proprie responsabilità.
Qui un approfondimento su quanto successo il 15 maggio scorso a Ponte Mammolo.
Pubblichiamo di seguito la lettera.