Il 13 febbraio il Ministro degli Interni Maroni è ospite di Fabio Fazio nella trasmissione Il tempo che fa. L’intervista oltre a proporre alcuni dei luoghi comuni peggiori contribuisce ad avallare una visione assolutamente allarmistica di quanto sta succedendo nei paesi Nord-africani e soprattutto dei nuovi flussi di migranti che arrivano sulle coste lampedusane. Pubblichiamo la lettera di protesta inviata da Annamaria Rivera al conduttore della trasmissione.
Gentile signor Fazio,
forse perché disintossicata, per mia fortuna, dal veleno televisivo (non vedo la tv da molti anni), guardando in rete il video della sua intervista al ministro Maroni, sono rimasta sconcertata dal suo atteggiamento condiscendente nei confronti delle panzane pronunciate dal ministro. Oltre tutto, in qualsiasi paese civile un atteggiamento così prono da parte di un giornalista sarebbe considerato indizio di scarsa professionalità.
Da studiosa dei meccanismi della xenofobia e del razzismo, trovo allarmante che il professionista di una rete pubblica si presti alla propaganda che agita i fantasmi dell’invasione, dell’esodo biblico, delle orde di barbari, delinquenti e invasori, addirittura del rischio del terrorismo. A tal proposito, una delle frasi da lei pronunciate in forma di false domande, solo per dare a Maroni la possibilità di riprendere il tema -“clandestini, nel senso dispregiativo del termine (ce ne è forse uno elogiativo?) cioè legati al terrorismo o scappati dalle prigioni” – rivela una certa incompetenza da parte sua o comunque una condivisione di cliché e luoghi comuni pari alla malafede del ministro. Chiunque abbia un minimo d’informazioni sulla Tunisia sa che non vi sono organizzazioni terroristiche. Chiunque conosca la storia, sa che l’aspirazione alla democrazia, spinta fino a mettere a rischio la propria vita (lei non ha fatto un solo cenno ai cento martiri della lotta contro la dittatura), si accompagna con l’aspirazione alla libertà. E libertà vuol dire, soprattutto per i giovani, anche libertà di movimento. Oppure lei pensa che questo diritto universale -sancito dell’art. 13 della Dichiarazione del ’48: “Ognuno ha diritto di lasciare il proprio paese, incluso il proprio”- spetti solo a quelli come lei?
Inoltre, lei non ha pronunciato mezza parola quando Maroni, ripetutamente, ha rappresentato la Tunisia come un paese senza governo e in preda al caos. Si può capire che il ministro utilizzi questa menzogna al duplice scopo di creare allarmismo nell’opinione pubblica e screditare coloro che hanno costretto alla fuga il dittatore, coccolato da lui e da tanti come lui. Ma che lei, da giornalista, accrediti una tale fandonia è cosa sorprendente.
Non è lungimirante perpetuare il disprezzo verso le popolazioni dell’altra sponda del Mediterraneo, quasi sempre rappresentate come masse amorfe, prede dell’estremismo religioso, o come bande di straccioni che invadono il nostro orticello. Non lo è soprattutto oggi che sono loro a darci lezioni di dignità, di coraggio politico, di amore per la democrazia. E’ prossimo il tempo in cui saranno loro a chiederci il conto di tanto disprezzo.
Distinti saluti,
Annamaria Rivera